Cote du Rhône per assaggiare Syrah e Vionier da sogno
Il viaggio di primavera 2023 dell’Académie Internationale du Vin ci porta a scoprire la Vallée du Rhône Nord. Il territorio dove il Syrah tocca punte di eccellenza
di Donatella Cinelli Colombini
Partiamo dall’Italia con l’idea che fare un grande Syrah sia, tutto sommato facile nelle zone con clima caldo, torniamo con la certezza che sia invece molto difficile, soprattutto sia molto difficile farlo buono. Se consideriamo solo le massime vette toccate nella valle del Rodano, credo sia difficilissimo raggiungere la stessa qualità in altre parti del mondo, Australia compresa.
I VIGNETI DELLA COTE ROTIE E DI HERMITAGE
Anche la forma dei vigneti è sorprendente. Le aree migliori sono sulle ripide dorsali del fiume esposte a mezzogiorno e quindi variano a seconda delle anse del Rodano: la Côte-Rôtie si trova sulla riva destra e la mitica Hermitage a sinistra. La viticultura è eroica e faticosissima. Ci sono fazzoletti di terra sorretti da muri dove crescono viti coltivate ad alberello. Tutto è fatto a mano e l’arrivo delle carrucole a motore che tirano aratri e ceste d’uva, una quarantina d’anni fa, è stata salutata come una vera benedizione. I vigneti non vengono ripiantati ma restaurati rimettendo, una alla volta, le viti morte. La cura delle nuove viti è affidata a una persona che fa solo quello. I vigneti contengono sia viti a bacca bianca (Vionier, Roussanne e Morsanne), che rossa (Syrah) e neanche i vigneron sanno esattamente la proporzione di una e dell’altra. Nella Valle ci sono denominazioni microscopiche di poche centinaia di ettari o addirittura di una sola azienda come Château Grillet (4 ettari con una produzione totale di 75 ettolitri all’anno). Si tratta di un castello medioevale dove la vista dei vigneti è un esercizio ginnico di una discreta intensità. L’assaggio verticale del Vionier ancora in botte e poi di quello in bottiglia, è quasi un rito mistico. I vini in bocca sono lunghissimi con una mineralità che, anno dopo anno, diventa più fine e complessa. Assaporiamo il privilegio di assaggiare annate prodotte in serie inferiori alle 2.000 bottiglie all’anno.
JEAN LOUIS CHAVE E I VIGNETI DI HERMITAGE
Anche la visita dei vigneti dell’Hermitage è un rito mistico. Ce li spiega Jean-Louis Chave enologo e erede della cantina con la maggiore reputazione qualitativa. Da lui impariamo la storia di questa zona, un tempo posseduta dai nobili e poi divenuta “borghese” quando la fillossera prima e la corsa verso le fabbriche poi, svuotarono le campagne favorendo la vendita e il frazionamento. Chave spiega le tre principali tipologie di suolo: quello più in basso di origine alluvionale con ciottoli rotondi, quello granitico al centro e quello sabbioso argilloso più in alto. La valle del Rodano nasce a causa di una frattura nella placca che insieme all’azione del fiume ha prodotto un “unicum” geologico e viticolo. Circa l’utilizzo delle uve ci sono due filosofie: quella di coltivare piccole vigne in ognuno dei suoli e poi mescolarle cercano un equilibrio perfetto – condivisa da Chave e Guigal – e quella professata da Chapoutier che punta invece a tenere separate le uve provenienti da terreni geologicamente diversi.
Altra cosa curiosa, data la rarità e la piccolissima estensione dei vigneti è che nessuno sa esattamente quanto siano grandi le denominazioni perché i rilievi esistenti li mostrano come su una superficie piana mentre invece sono tutti su scarpate ripidissime. Chiediamo a Chave <<trovate ancora un numero sufficiente di vignaioli?>> lui ci risponde << per ora si, ma ne servono tanti, due per ogni ettaro di vigna, e purtroppo è sempre più difficile trovare persone che amano il lavoro ben fatto>>.
LA STORIA ROMANA DEI VIGNETI DELLA COTE DU RHONE
Nel Museo Gallo Romano di Vienne scopriamo la prima origine dei vigneti del Rodano. Nella nostra ignoranza non sapevamo che questa era la terza città dell’impero romano, dopo Roma e Marsiglia. Una sorta di avamposto in Gallia con enormi magazzini e ville ricche di mosaici che mostrano come la viticultura fosse già sviluppata.
Torniamo nei vigneti. Crozes Hermitage è complessivamente 136 ettari ed ha una produzione media di 31 hl di vino ad ettaro. La denominazione più grande è la Cote Rotie di 333 ettari dove la quantità di vino sale leggermente a 37hl. Ci sono poi denominazioni meno note come la Condrieu fortemente voluta dalla famiglia Vernay che ci ha mostrato la cantina, organizzando un bellissimo assaggio e poi ci ha ospitati a cena nella villa a ridosso dei vigneti. E’ proprio qui che è avvenuta un’autentica disavventura: durante la visita delle vigne un giornalista spagnolo è caduto e si rotto una gamba. Sono arrivate due ambulanze dei pompieri, che in Francia svolgono anche attività di primo soccorso, e poi anche l’elicottero che è riuscito a estrarre il povero infortunato dalla vigna, portarlo sul prato dove è stato assicurato su una barella e quindi trasportato in volo fino all’ospedale di Lione. Tutti hanno ammirato l’efficienza dei pompieri ma sulla cena è caduta un’atmosfera triste che ci ha impedito di godere pienamente dei meravigliosi vini di Christine Vernay.
IL TURISMO DEL VINO IN COTE DU RHONE
Sorprende come quasi tutte le cantine siano scarsamente organizzate per il turismo del vino nonostante la Valle del Rodano abbia un aeroporto e l’alta velocità ferroviaria a soli 50 KM (Lione ha una spettacolosa stazione a forma di uccello progettata da Santiago Calatrava). Obiettivamente la larghezza delle strade è un serio ostacolo al turismo, così come l’industria chimica e la centrale nucleare ben visibili vicino al fiume, ma è comunque piuttosto strano trovare pochi wine lover in una denominazione celebre come la Valle del Rodano e con un paesaggio così spettacolare.
Anche gli alberghi sono molto semplici rispetto al target dei vini. Questo spiega perché le maggiori aziende del vino – Maison Delas e Guigal, ad esempio – abbiamo allestito ristoranti e ospitalità di altissimo livello anche per accogliere i propri ospiti.
GUIGAL UNA GRANDE CANTINA DI GRANDE ECCELLENZA
Tuttavia c’è un trenino che porta nei vigenti per apprezzare il paesaggio vitato da vicino e c’è chi ha predisposto qualcosa di davvero speciale: Guigal ha creato un piccolo ma interessantissimo museo e un circuito turistico che porta gli enoturisti alla cantina di produzione e al suo castello. Ho potuto visitare l’azienda con Philippe Guigal e sua moglie Eva
apprezzando la calma intelligenza di entrambi e straordinaria capacità di raccontare la propria azienda e i propri vini. Purtroppo i top di gamma erano riservati al pranzo ed io sono partita prima, ma quelli serviti in degustazione mi hanno impressionato perché corrispondevano al Syrah che amo: monumentali ma setosi. Stessa sensazione trasmessa dai capolavori in bottiglia di Chave bevuti durante la cena di alta cucina al ristorante di Michel Chabran. Il suo Syrah 2001 è il vino che ogni produttore sogna di creare, almeno una volta nella vita. Mi ha entusiasmato anche lo spettacoloso Saint Joseph rouge 2019 di Delas. Sono questi i vini per i quali vale la pena andare nella Valle del Rodano. Nascono da vignaioli appassionati e da enologi di geniale sensibilità in piccole serie anche in cantine, come Guidal o Chapoutier, che producono milioni di bottiglie.