Dal blog di Beppe Grillo l’Odio al vino
E’ un post del 5 giugno 2005. Spero che poi Beppe Grillo si sia ricreduto perché le sue parole offendono chi produce, assaggia e vende vino italiano di qualità

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Di Donatella Cinelli Colombini
Produrre vino di alto livello costa. Lo sanno bene i tantissimi piccoli produttori che faticano, fanno rinunce e spesso soffrono pur di migliorare il livello delle loro uve e delle loro bottiglie per sopravvivere, per avere prospettive commerciali e di esportazione.
LE CANTINE ITALIANE SONO 47.500 MA 115 PIU’ GRANDI DETENGONO IL 55% DEL BUSINESS TOTALE
In Italia ci sono 47.500 cantine e 310.000 aziende agricole con vigneto che hanno una superficie media di 2,1 ettari ciascuna.
Sono tante ma poco remunerative mentre hanno ottimi profitti le 115 maggiori aziende vitivinicole italiane che rappresentano, da sole, il 55,6% del giro d’affari totale del settore, il 65,36% delle esportazioni e il 46,2% delle vendite domestiche.
In pochi anni l’Italia è passata da fornitore di vini sfusi a bassissimo prezzo – vi ricordate le navi cisterna che andavano in Francia? – a esportatore di bottiglie di pregio e questo ha consentito la sopravvivenza di gran parte delle 47.500 cantine di cui scrivevo sopra.
Fra le 115 grandi imprese ci sono le cantine sociali che permettono ai vignaioli senza cantina di continuare a coltivare la terra. Spesso, questi ultimi, hanno solo pochi filari ma la salvaguardia del paesaggio e delle superfici agricole, compresa la regolazione delle acque, passa attraverso la salvaguardia delle popolazioni che le coltivano.
L’IMPORTANZA DI DIFENDERE I PICCOLI VIGNAIOLI E PRODUTTORI
Mi chiedo se Beppe Grillo lo sa e si rende conto di quanto le sue parole offendano il lavoro dei piccoli vignaioli e dei titolari delle piccole cantine. Sono il “popolo del vino” che fatica, soffre, lotta e presidia le campagne.
Quando scrive <<Stanno arrivando i vini australiani, cileni, californiani, ottimi ed economici. Il vino dai 20 euro in su va odiato>> forse non si rende conto quanto costa produrre, commercializzare, servire in tavola … una bottiglia di pregio. Ma soprattutto non si rende conto che i nostri concorrenti esteri hanno meno costi, regole e controlli di noi, oltre ad avere superfici viticole più grandi perché possono piantare vigneti e noi no. Se Beppe Grillo non crede a me chieda al Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli che è del suo stesso partito.
SOMMELEIR, ESPERTI E RISTORATORI SOTTO ACCUSA DA BEPPE GRILLO
Poi ci sono le frasi su Sommelier, giornalisti, enologi, ristoratori …. <<Odio i grandi intenditori. Odio tutto ciò che gravita intorno al vino: le riviste, le trasmissioni televisive, i sommelier, gli accessori. Il vino buono è un’altra cosa. Quando andate al ristorante portatevelo da casa, la legge lo consente. Mi raccomando solo di non farvelo stappare, altrimenti vi applicano un servizio stappo che vi rovina>>.
Le battute da palcoscenico, quelle che hanno reso famoso Beppe Grillo come comico, possono contenere anche frasi pesanti tipo quelle sopra ma chi è alla testa di un partito politico non può dire che odia gli esperti di vino e il servizio del vino al ristorante …. Non può dirlo perché la sua opinione può influenzare leggi, decreti, regolamenti e ogni tipo di provvedimento.
Un ristorante ha costi di gestione importanti e ottiene il 30% dei suoi ricavi dal vino. Cosa pensa Beppe Grillo, che per i ristoratori affitti, luce, gas, acqua, immondizia …..siano gratis?
La scelta delle bottiglie da proporre alla clientela è uno dei lavori più difficili del ristoratore. Sbagliare negli acquisti significa immobilizzare nel sotterraneo un sacco di soldi e probabilmente portare il bilancio in rosso. Per questo i ristoratori e i sommelier si servono di esperti, guide …
Qui di seguito riporto il testo integrale del post di Beppe Grillo e a voi tutti appassionati e professionisti del vino lascio le riflessioni
Odio il vino, quello “buono”.
Il vino barricato con retrogusto di muschio, il vino degustato non bevuto, il vino tenuto in bocca, il vino fatto respirare.
Questo vino lo odio con tutte le mie forze.
Odio il vino prodotto dai Panerai, Rotschild, con le cantine fatte dai grandi architetti Botta, Weber, Yokonimo, Rikowski.
Cantine arredate, attrezzate a sala congressi, con sopra un Relais Chateaux con 50 camere lusso.
Odio le vigne perfettamente allineate, senza un filo d’erba superfluo.
Odio lo spreco delle bottiglie di vetro, belle, strardinarie, e buttate vie dopo l’uso.
Odio il tappo di silicone.
Odio i grandi intenditori.
Odio tutto ciò che gravita intorno al vino: le riviste, le trasmissioni televisive, i sommelier, gli accessori.
Il vino buono è un’altra cosa.
Stanno arrivando i vini australiani, cileni, californiani, ottimi ed economici.
Il vino dai 20 euro in su va odiato.
Quando andate al ristorante portatevelo da casa, la legge lo consente.
Mi raccomando solo di non farvelo stappare, altrimenti vi applicano un servizio stappo che vi rovina.