FERNANDO BOTERO

Fernando Botero Palio

FERNANDO BOTERO

UN RICORDO COMMOSSO E GRATO DI FERNANDO BOTERO E IL RACCONTO DEL MIO INCONTRO CON LUI IN OCCASIONE DEL PALIO DI LUGLIO 2002

 

Fernando Botero Palio

Fernando Botero Palio

d Donatella Cinelli Colombini #winedestination

Ho incontrato Fernando Botero nel 2002 quando venne a Siena per il Palio del 16 agosto che aveva dipinto.
Questa mia testimonianza vuole essere un omaggio grato a un grande uomo e a un grande artista che ha contribuito in modo originale e importante alla civiltà del nostro tempo insegnandoci l’importanza di mischiare le culture per creare qualcosa di nuovo.

CHI ERA FERNANDO BOTERO

E’ nato a Medellin, in Columbia nel 1932. Dalla zona delle Ande si trasferisce a Bogotà nel 1952 e qui conosce esponenti dell’avanguardia culturale colombiana e diventa amico di Garcia Lorca. Successivamente studia a Madrid, a Parigi e a Firenze dove matura un grande amore per il Rinascimento.
Il suo stile è assolutamente personale e distintivo. Botero dilata le forme fino a rendere irreali personaggi e paesaggi e usa il colore come elemento emozionale e indipendente dai soggetti che diventano simboli senza tempo.
Botero è considerato uno degli artisti più importanti dell’America Latina con opere esposte nei maggiori musei del mondo.
Nel 2002 il Comune di Siena chiese a Botero di dipingere il Palio di agosto e una delegazione andò a Parigi per ottenere la sua disponibilità e spiegargli il meccanismo abbastanza complicato, di questa realizzazione. Il Palio ha dimensioni e forma obbligate, deve contenere l’immagine della Madonna Assunta e i simboli delle Contrade che partecipano alla carriera, va presentato dall’artista in persona e soprattutto è un regalo a Siena cioè non viene pagato.

IL PALIO DI BOTERO DEL 16 AGOSTO 2002

Il Maestro arrivò a Siena il giorno della presentazione insieme alla moglie e ad alcuni amici. Fino a quel momento solo pochissime persone avevano visto il suo Palio perchè, prima di essere mostrata ai cittadini, viene tenuto nascosto nella stanza del sindaco. Ovviamente noi assessori l’avevamo visto ed eravamo un po’ preoccupati. Nel drappellone c’era una Madonna grassa come una matrioska con indosso una specie di abito cardinalizio e in testa un cappello rosso tondeggiante e diviso a spicchi. Bellissimo ma abbastanza trasgressivo da scatenare le ire dell’Arcivescovo che già in passato si era adirato per immagini fuori dagli schemi iconografici consueti. Altro dubbio riguardava la reazione dei senesi, un popolo che aveva rifiutato opere d’arte contemporanea di grande qualità.
Il Palio viene presentato nel cortile del Podestà del Palazzo Pubblico. Entra girato verso il muro e quando in Sindaco dice <<ecco il Palio>> viene voltato e i cittadini lo vedono per la prima volta. La reazione è quindi “di pancia” istintiva. Con il Palio di Botero fu un amore a prima vita e il drappellone fu accolto con un boato di applausi.

I SENESI SI INNAMORANO DI BOTERO

I pittori non sono abituati a un contato così diretto con il pubblico e anche Botero tornò negli uffici comunali piuttosto scosso. Gli demmo dell’acqua e poi gli mostrammo gli affreschi che pensavamo potessero piacergli di più, quelli dove il timbro cromatico è intenso come smalti, Sano di Pietro soprattutto. Per il Maestro le nuove emozioni non erano finite. Il giorno prima della corsa lo portammo alla cena in piazza per la prova generale nella contrada della Selva. I tavoli erano apparecchiati davanti al Battistero e il colpo d’occhio era meraviglioso. Ancora una volta Botero si trovò in una situazione inconsueta. Un pittore non è come un attore. Il pubblico conosce le sue opere molto meno della sua faccia. Botero non si aspettava dunque una calca di gente che lo voleva toccare, salutare, ringraziare…. La situazione diventò insostenibile e dovemmo portalo via ma lui era divertito da questa situazione da rock star. L’ultimo choc arrivò per lui durante il corteo storico quando il suo Palio entrò in Piazza del Campo sul carroccio trainato dai buoi come avveniva nel medioevo. Migliaia di persone nella piazza lo salutarono urlando e alzando le mani con i fazzoletti delle contrade. Questa volta Fernando Botero fu veramente scosso. Si rese conto che il Palio non era più suo ma di Siena e di una storia nobile e centenaria che solo questa città è riuscita a conservare viva e vera per centinaia di anni.
Ultimo raccontino. Il Comune aveva fatto firmare a Botero un bel numero di riproduzioni del suo Palio che erano conservate in un cassettone del mio ufficio per essere donate agli ospiti più importanti. Mi venne voglia di prenderne qualcuna ma mi trattenni e quindi ne ho una sola copia, come gli altri assessori. Ora è esposta nella casa di mia figlia Violante a Montalcino.