Biblical vector illustration series, Jesus turns water into wine

Annacquare il vino: in certi Paesi è permesso

In Italia e in tutta Europa, le cantine non possono aggiungere acqua nel vino ma in USA e in Australia è permesso e i vini annacquati vengono esportati da noi

 

nozze-di-Cana-l'acqua-diventa-vino-in-Italia-è-proibito-aggiungere-acqua-in-USA-no

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di Donatella Cinelli Colombini

Ci sono Nazioni, come USA e Australia, che consentono di aggiungere acqua al vino e produttori europei famosissimi come Michel Chapoutier che già nell’aprile 2021 chiedeva di fare altrettanto.

Annacquare il vino non è più un tabu, non è un argomento da sofisticatori inseguiti dagli agenti della Repressione Frodi.
Si tratta, invece, di un’ipotesi di cui si discute fra chi produce, studia e governa a livello mondiale.
In effetti l’aggiunta d’acqua non mira ad aumentare la produzione ma a ridurre il contenuto alcolico del vino, che è molto aumentato a causa del cambiamento climatico.

 

CHAPOTIER E’ FAVOREVOLE AD AGGUNGERE ACQUA AL VINO, L’UE E’ CONTRARIA

Wein.plus attraverso un’intervista di Alexander Lupersböck alla prof.ssa Monika Christmann dell’Università di Scienze Applicate di Geisenheim (Rheingau) ha cercato di fare chiarezza su questo argomento che in un primo momento lascia davvero sconcertati.
Il ragionamento parte da una dichiarazione di Michel Chapoutier del 2021 <<Ho un vigneto con una produzione potenziale di 40 hl/ha. Per raggiungere i tannini maturi, devo aspettare di perdere così tanto volume per evaporazione che la resa scende a 34 hl/ha. Perché non dovrei essere autorizzato a riportare una parte che perdo per evaporazione in cantina?>>.

 

PERCHE’ VIENE AGGIUNTA ACQUA AL MOSTO

Una situazione comune a quella di migliaia di produttori in tutto il mondo, me compresa. Le viti “consumano” l’acqua dell’uva per sopravvivere nell’ultima parte del ciclo vegetativo e i grappoli perdono peso mentre aumentano la percentuale di zucchero. Il risultato sono vendemmie scarse ma molto alcoliche. Da qui la frase del celebre produttore delle Valle del Rodano <<Quanto dovrebbero salire i livelli di alcol di fronte ai cambiamenti climatici?>>.
Si tratta di una posizione evidentemente provocatoria, rispetto alla quale il mondo scientifico insorge e la risposta arriva per bocca di Monika Christmann professoressa di enologia all’Università di Geisenheim e presidente Onorario OIV – Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, che cita l’articolo 1 della legge europea “il vino è ottenuto da uva”.
In altre parole c’è un secco NO.

 

DOVE E’ PERMESSO AGGIUNGERE ACQUA AL VINO

Invece negli Stati Uniti e in Australia l’aggiunta di acqua è generalmente consentita “per motivi tecnologici”. Alcuni regolamenti non precisano neanche la quantità massima dell’acqua che si può aggiungere. Quelle che vengono definite “ragioni tecnologiche” per aggiungere acqua sono soprattutto l’alta concentrazione di zucchero nell’uva che impedisce la fermentazione alcolica. La pratica viene chiamata “serpente nero” in riferimento al tubo dell’acqua. Le quantità sono talvolta piuttosto importanti come ad esempio il 4% e non riguardano solo la produzione di vini primo prezzo ma anche nei premium o nel super premium nella ricerca di un equilibrio del mosto.

 

IL VINO ANNACQUATO PUO’ ESSERE ESPORTATO IN ITALIA

La cosa più sbalorditiva è che questa aggiunta non richiede autorizzazioni, non deve essere segnalata in etichetta e il vino “annacquato” può essere tranquillamente esportato in Paesi dove l’aggiunta d’acqua è proibita. Questa ed altre pratiche vengono chiamate “Good Manufacturing Practices” (GMP) e i vini prodotti con tali sistemi possono essere esportati in UE da oltre vent’anni in base a un accordo bilaterale basato sul concetto che “ciò che non fa male a un americano non fa male neanche a un europeo”.
In realtà non fa male ma costituisce una concorrenza sleale visto che il costo dell’acqua è nettamente inferiore a quello del vino e mantenere i vini sotto i 14°Vol di alcool è un’impresa sempre più difficile.
Rimane da capire cosa succederà con le nuove etichette il cui il produttore deve <<dichiarare additivi come l’acidità, ma non l’uso di filtri a membrana o distillazione sottovuoto….. >> chi sa se dovrà anche dichiarare anche quanta acqua ci ha messo.
Io sono contraria all’aggiunta d’acqua nel vino ma, se ho visto bene le analisi delle uve sudafricane in Paesi molto caldi come quello, annacquare il mosto è una pratica normale. E francamente non mi sembra giusto. Le regole dovrebbero essere uguali per tutte le cantine.