Case history: enoturismo a Conegliano Valdobbiadene
Finalmente un’analisi approfondita sul potenziale di sviluppo innescato dall’enoturismo! Arriva dal CISET e riguarda il distretto del Conegliano Valdobbiadene
di Donatella Cinelli Colombini
CISET Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica, lunga mano sul turismo dell’Università di Venezia Cà Foscari, può contare su un autentico genio come Mara Manente le cui analisi prefigurano il futuro con precisione permettono di orientare le scelte politiche come un radar. La zona interessata dall’analisi CISET è quella del Prosecco iscritta dal 2019 nel patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
ENOTURISMO NELLE ZONE UNESCO E NEL DISTRETTO CONEGLIANO VALDOBBIADENE
Le previsioni, ponderate in base alle esperienze dei comprensori viticoli che hanno ricevuto lo stesso riconoscimento prima di quello veneto, parlano di un incremento fino al 50% di visitatori nei 10 anni successivi all’iscrizione Unesco.
Vengono proposti due scenari: il primo, cauto prevede +12% di visitatori entro il 2029 con una crescita annua del 3% dei fatturati turistici e un tasso
di occupazione delle strutture ricettive in aumento fino al 35-37% in 10 anni.
Lo scenario ottimistico che, tuttavia sembra spaventare il presidente del Consorzio consapevole dei rischi di degrado connessi a un successo turistico troppo abbondante e troppo veloce, riguarda un +50% di visitatori entro il 2029, con una crescita del business turistico del 6% l’anno e un tasso di occupazione delle strutture ricettive , fra il 35 e il 47% in più alla fine del periodo.
Queste proiezioni partono dalla fotografia del distretto Conegliano Valdobbiadene effettuata dal Centro studi, l’immagine ci mostra una realtà pronta a cogliere l’opportunità turistica veicolata dal riconoscimento Unesco ottenuto nel 2019.
SITUAZIONE ATTUALE DEL TURISMO DEL VINO NEL DISTRETTO CONEGLIANO VALDOBBIADENE
Del resto i flussi sono già piuttosto consistenti: 348.566 visite con una media di oltre 2.000 turisti a cantina e un periodo top in primavera estate. La spesa media è di 63€ a cliente.
L’85% delle cantine ha un punto vendita, il 78% la sala di degustazione, il 43% è aperta il sabato e il 25% anche la domenica. Anche sul fronte della professionalizzazione dell’incoming enoturistico le cose vanno bene: il 73% delle imprese ha un manager dell’accoglienza, l’inglese è parlato nel 79% delle cantine e il tedesco nel 38%. Meno entusiasmante, come purtroppo ovunque in Italia, l’offerta ricreativa-didattica che è il vero contenuto dell’esperienza enoturistica. Le proposte appaiono molto standardizzate e comprendono la visita guidata di tinaie e bottaie (84%) in certi casi estesa anche al vigneto (61%) e la degustazione (75%). Le altre iniziative hanno una rilevanza marginale e infatti solo il 20% organizza eventi enogastronomici e il 17% coinvolge i suoi wine lover in appuntamenti culturali. Solamente il 5% è convenzionata con i centri termali di cui è ricco il territorio.