Il vino in USA
LUCI E OMBRE DELLA STORIA DEL VINO IN USA PARTENDO DAI COLONI EUROPEI DEL SEICENTO CHE PORTARONO LE BARATELLE AL PROIBIZIONISMO E AL SUCCESSO ODIERNO

Napa Valley storia del vino USA
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Pensare che il vino USA sia solo quello di Napa e Sonoma è sbagliato anche se la California da sola produce l’85% di tutto il vino nazionale mentre le bottiglie degli altri stati sono davvero poche: Washington , Oregon (terra di meravigliosi Pinot Noir) e New York …. Fra le piccole aree emergenti spiccano il Texas e la Virginia dove c’è anche la cantina Zonin.
IN USA UNA SCONFINATA VARIETA’ DI TERROIR PER LE VIGNE
La storia del vino a stelle e strisce ha già 400 anni anche se solo negli ultimi 40 ha fatto crescere la sua reputazione e la sua qualità fino a toccare vette altissime.
Gli Stati Uniti producono 23 milioni di ettolitri all’anno, meno di Italia Francia e Spagna ma più Australia, Cile e Argentina.
La grande dimensione del Paese offre un enorme ventaglio di climi, altitudini e suoli a chi vuole produrre uva: dall’alta quota di Fair Play alle coste nebbiose di Edna Valley.
Inoltre la varietà dei prodotti è maggiore rispetto alla vecchia Europa e, senza scandalizzare nessuno, comprende dal vino alla frutta all’ icewine
AVA LE DENOMINAZIONI AMERICANE
Nel totale le “aree delimitate” chiamate AVA – American Viticultural Area, per la produzione del vino sono circa 200 e sono ovunque e persino alle Hawaii. Si ispirano alle nostre denominazioni ma sono meno restrittive rispetto ai disciplinari europei che precisano la zona di produzione, i vitigni e il metodo produttivo fino alla data dell’immissione al consumo. Più della metà delle AVA sono in California.
STORIA DEL VINO USA
La prima produzione nordamericana è dell’epoca coloniale, nella prima metà del Seicento, e avvenne spazzando via i vitigni autoctoni (come la Vitis labrusca) produttive e robuste ma poco apprezzate d ai coloni europei. Come è facile immaginare le piante portare dell’Europa soffrivano per la fillossera, l’oidio e la peronospora che non esistevano nel vecchio continente e che invece le attaccavano appena piantate in America. Alla fillossera fu posto rimedio creando degli ibridi, con radice americana e fusto europeo, ma per le malattie fungine il problema permane anzi si è diffuso anche da noi.
La produzione americana si è consolidata a seguito della corsa all’oro in California alla metà dell’Ottocento. Essa innescò una grande domanda di vino. Successivamente c’è stato un periodo di alti e bassi finché il Proibizionismo la depressione del 1929 fecero letteralmente crollante la nascente industria vinicola statunitense.
Solo dopo ma seconda guerra mondiale le cose iniziarono a cambiare e nel 1970 avvenne finalmente la svolta verso la qualità e la ricerca di alta reputazione. Un cambiamento che ebbe in Robert Mondavi il pioniere e il vero paladino.
Hanno seguito il suo esempio centinaia di aziende in tutto il Paese che oggi costituiscono il vanto dell’enologia americana. Negli ultimi 10-15 anni a loro si sono affiancati da distillerie boutique e laboratori di birra artigianale grazie a una modifica della legge sulle licenze.