Three friends cooking spaghetti

ITALIANI TURISTI ENOGASTRONOMICI TRADIZIONALISTI

turismo enogastronomico e sostenibilità

ROBERTA GARIBALDI CONFRONTA I TURISTI ENOGASTRONOMICI ITALIANI E STRANIERI. I NOSTRI ATTRATTI DA MERCATI AGRICOLI E OSTERIE GLI STRANIERI DAI RISTORANTI GOURMET

turismo enogastronomico e sostenibilità

turismo enogastronomico e sostenibilità Scuola di cucina

Di Donatella Cinelli Colombini #winedestination

Gli italiani (74%) sono in testa alla lista di chi fa una serata golosa durante le sue vacanze ma non scelgono un ristorante stellato perché, al locale premiato dalla stampa gastronomica, preferiscono la migliore cucina tradizionale, insomma lo “stile della nonna”. Faccio anch’io così. I miei preferiti sono i ristoranti che eccellono in piatti storici. Non disdegno i famosi, tipo il cacio e pepe di Gianfranco Vissani e gli spaghetti al pomodoro di Alfonso Iaccarino, ma amo anche la vecchia massaia. Arrivare primi in ricette cucinate da milioni di persone è come vincere i 100 metri alle Olimpiadi. Devi essere un fenomeno. Mentre è molto più facile il virtuosismo con ingredienti rarissimi e cotture complicate. Inoltre, dopo aver provato cucina stellata in tutto il mondo, alla fine non mi incuriosisce più mentre mi sento sempre più attratta dal cibo che racconta una civiltà o un posto. Sono lieta che l’84% degli italiani la pensi come me.

RAPPORTO SUL TURISMO ENOGASTRONOMCIO E SOSTENIBILITA’

Roberta Garibaldi, nel suo “Rapporto sul Turismo Enogastronomico e Sostenibilità” 2023 fotografa le nuove tendenze del turismo goloso. I viaggiatori che nell’ultimo biennio, hanno mangiato in un ristorante gourmet sono il 49% dei messicani, il 47% dei canadesi, il 46% degli americani, il 42% dei francesi, il 41% dei cinesi e il 35% dei britannici … e il 16% di italiani. In altre parole senza voli intercontinentali i ristoranti italiani premiati dalle guide potrebbero chiudere.

 

GLI ITALIANI FANNO ESPERENZE GASTRONOMICHE IN MERCATI E FIERE AGRICOLE MA ANCHE NEI FOOD FESTIVAL

Questo nonostante la quota di italiani che mette nel proprio viaggio almeno un’esperienza gastronomica sia nettamente più alta rispetto a ogni altro turista straniero (74% contro 64% di Canadesi e 63% di cinesi).
I nostri connazionali sono attratti più degli altri viaggiatori da mercati e fiere agricole ma anche food festival. Questo dipende forse la diversa capacità di spesa fra gli italiani e gli statunitensi o i canadesi. Non escludo neanche una diversa modalità di viaggio con i nordamericani o gli asiatici in hotel e gli italiani a casa di amici e parenti.
A sorpresa lo street food piace più ai messicani (45%), ai nordamericani (44%) e ai britannici (41%) mentre solo il 29% degli italiani ne è attratto. A mio avviso, questo perché la pizza al taglio o il panino con la porchetta somigliano troppo alla sosta pranzo consumata in fretta con quello che c’è vicino al luogo di lavoro.

 

VISITE NELLE AZIENDE AGRICOLE E CORSI DI CUCINA PER TANTI TURISTI CINESI

Il 28% degli italiani ha visitato un’azienda agricola negli ultimi due anni e questo è in linea con il crescente afflusso nelle cantine turistiche e negli agriturismi. Così come mi aspettavo che un quinto dei nordamericani e il 14% dei britannici facessero la stessa esperienza mentre stento a credere al 40% dei cinesi vada in visita nelle aziende agricole italiane. Anche i dati sulle scuole di cucina mi sembrano sorprendenti visto che il picco massimo riguarda francesi e cinesi (12%) mentre i turisti a stelle e strisce sono solo l’8% dei viaggiatori di questa nazionalità. Forse la mia opinione è deformata dallo stare in Toscana ma qui la maggior parte di chi paga per imparare a fare la pasta e il tiramisù viene dal Nord America.