La cantina di Stalin
C’erano Château Lafite 1877 , Château d’Yquem 1891 e altri 40.000 grandi vini. L’avventurosa storia della vendita del tesoro enologico di Stalin

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di Donatella Cinelli Colombini
La storia della cantina di Stalin è avventurosa e riguarda due enotecari specializzati in vini antiquari della Double Bay Cellars di Sydney.
DALLE MINIERE D’ORO IN GEORGIA A SYDNEY – L’INCREDIBILE VIAGGIO DELLA CANTINA DI STALIN
Tutto inizia intorno al 1990 quando Harry Zukor e John Baker, ricevono via fax una lista di vini di 30 pagine che li lascia molto perplessi. Harry è un espertissimo commerciante di vini antiquari che compra intere cantine. Le date scritte sulle bottiglie gli fanno venire l’acquolina in bocca: i primi del Settecento, 1865, 1847, 1910 ma i nomi delle cantine sono molto strani: Château Ikem, Latur…. Impiega molto tempo per capire che si tratta di trascrizioni fonetiche in russo di nomi francesi poi malamente ritradotti in inglese. Alla fine Harry Zukor capisce che c’è persino una lista di 200 Château d’Yquem dai primi anni dell’Ottocento in poi. Un tesoro inestimabile.
UN MILIONE DI DOLLARI PER LA CANTINA DI STALIN
La cifra richiesta per le 40.000 bottiglie è un milione di Dollari e il contatto è un imprenditore con una miniera d’oro a Tbilisi in Georgia. I due australiani sono molto attratti dall’affare che promette grossi guadagni, ma vogliono vederci chiaro perché non capiscono bene se le 40.000 bottiglie sono dello stato russo o dell’imprenditore minerario, se sono autentiche e se sono state conservate nel modo giusto.
Prima si fanno mandare delle foto e dalla quantità delle ragnatele intuiscono che la cantina era rimasta chiusa per tantissimo tempo. Poi si procurano delle lampade fluorescenti e partono per la Georgia. L’idea è quella di verificare il livello di riempimento delle bottiglie che doveva essere conforme all’età del vino.
IL SOPRALLUOGO NELLA CANTINA DI STALIN E GLI ASSAGGI DALLE BOTTIGLIE ROTTE
Il sopralluogo avviene insieme al capo enologo Revaz. Quando decidono di prendere una bottiglia per esaminarla più da vicino proprio Revaz la lascia cadere e grazie a questo incidente gli enotecari australiani hanno l’opportunità di assaggiare qualche goccia di un vino sublime. Ma non basta ancora per convincere Harry Zukor a comprare questa sorprendente collezione. Si fa dare 12 bottiglie per andare nelle cantine di origine e verificare la loro autenticità. A causa dei precari imballaggi un altro di questi vini cade per terra e questo offre l’opportunità di un secondo assaggio eccellente, uno Chateau d’Yquem del 1870.
COME STALIN USAVA LE PREZIOSE BOTTIGLIE DELLA SUA CANTINA
Ora tutta la storia è raccontata in un libro comprese le notizie sull’uso che Stalin faceva dei preziosi vini ereditati dagli Zar. Pare che li facesse assaggiare ai suoi ospiti fino a farli ubriacare per sentire cosa veramente pensavano di lui, della serie “in vino veritas”. Sbornie da nababbi che forse nessuno degli ospiti di Stalin ha goduto davvero, che peccato!