Nocchianello Nero nella terra del Pitigliano bianco
Enoturismo e antichi vitigni vulcanici. Pitigliano, città del tufo, cerca di rilanciarsi usando le sue specificità e i vitigni autoctoni Nocchianelli
Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Brunello, Casato Prime Donne
Sabato 13 gennaio, a Pitigliano, un convegno organizzato dalla Banca Tema per rilanciare il vino e il turismo del vino. <<Pitigliano è rimasto fuori dalla fase felice del vino toscano>> ci dicono all’inizio del convegno e Aldo Lorenzoni, del Consorzio Vini Soave, rincara la dose <<per noi dei vini bianchi non è certo un periodo facile>>. Ma è Luca Sani grossetano di Massa Marittima e Presidente della Commissione Agricoltura della Camera a rimettere le cose nella giusta prospettiva <<mio nonno era mezzadro e dovette andare in miniera per sfamare gli otto figli. Ancora all’inizio del Novecento i contadini non trovavano moglie perché la loro vita era troppo dura e le parrocchie facevano venire delle donne dal Sud per farli sposare >> come dire: ma vi ricordate da dove siamo partititi?
<<Pitigliano ha una delle prime DOC italiane e un territorio di straordinaria vocazione per il vino>> ha continuato l’Onorevole Sani <<interventi normativi come quelli sull’enoturismo creano nuove opportunità soprattutto per luoghi unici come questo …. il Ministero e la Regione stanno investendo molto e particolarmente sulle aziende agricole condotte da giovani >> come dire: forza non scoraggiatevi, c’è la possibilità di farcela!
E Luca Sani ha dimostrato di crederci. Di credere nella sua terra di Grosseto e di credere nel vino come locomotore dell’agricoltura. E’ lui il “padre” del Testo unico sul vino, grande riorganizzazione normativa del settore enologico e unica legge quadro di iniziativa parlamentare approvata all’unanimità dai due rami del Parlamento nell’ultima legislatura. Sani ha provato a lavorare anche in altre direzioni <<insieme al Senatore Dario Stefano avevamo studiato la normativa per introdurre l’insegnamento della cultura del vino nelle scuole. Ma poi ho ricevuto lettere dalle associazioni anti alcoliche che mi accusavano di diffondere il consumo di vino fra i giovani, invece è proprio la conoscenza che contrasta l’abuso>>. E la sala gremita ha approvato compatta.
Pitigliano è un luogo magico che vuole e deve ridare slancio ai suoi vini <<sfruttando la nuova moda dei vini vulcanici caratterizzati da mineralità e finezza>> dice il Presidente MTV Carlo Pietrasanta. Così come deve usare il proprio patrimonio culturale per far crescere il turismo del vino aggiungo io.
Pitigliano, la città del tufo, la piccola Gerusalemme –così chiamata per la numerosa comunità ebraica- è nella parte meno toscana della Toscana perché fu annessa al Granducato solo nel 1604 ceduta dal conte Gian Antonio Orsini per saldare i suoi debiti. Tuttavia è una delle parti più belle della regione. Il centro storico di Pitigliano sorge su uno sperone di tufo dove, nei millenni, i contadini hanno scavato le cantine, gli ovili e le stanze di stagionatura del
formaggio. Le case sono dominate dalle mura e dalla rocca degli Aldobrandeschi (XI-XII secolo) poi sede della contea degli Orsini. Le imponenti strutture difensive progettate da Antonio da Sangallo il Giovane e l’acquedotto mediceo danno a Pitigliano un carattere austero e compatto. Arrivarci è un’emozione enorme perché sembra di entrare in un libro di storia che inizia dall’epoca etrusca e arriva fino ad oggi.
Il convegno di Pitigliano ha avuto anche un momento di grande significato umano. Giancarlo Scalabrelli professore di viticultura dell’Università di Pisa immobilizzato da una malattia che gli impedisce di parlare e di fare ogni movimento è arrivato al convegno su una poltrona letto munita di
respiratore. Ha commosso l’affetto che la popolazione di Pitigliano gli ha tributato e soprattutto ha commosso la lucidità del professore la cui mente è come prigioniera di un corpo immobile. Attraverso un pannello con le lettere Scalabrelli è riuscito a comunicare con gli occhi e a raccontare come, vero il 1970, ha trovato i vitigni autoctoni di Pitigliano in una vecchia vigna molto fitta salvando un patrimonio ampelografico che altrimenti sarebbe andato distrutto.
Il frutto delle sue ricerche e del successivo lavoro di Paolo Storchi, Stefano Formiconi e Edoardo Ventimiglia sono i Nocchianelli. Vitigni a bacca bianca e rossa. Dopo il convegno abbiamo assaggiato la prima vinificazione di Nocchianello rosso, un vino che, in questa fase sperimentale, si presenta come un cavallo selvaggio di grande energia con una evidente capacità di invecchiamento.
E’ questa una delle chiavi del successo futuro di Pitigliano? Forse si ma forse sarebbe già sufficiente il patrimonio viticolo e storico artistico di questo posto meraviglioso, credendoci fino in fondo.