PRODUTTORI CALIFORNIANI ARRIVANO IN VAL D’ORCIA
La famiglia di origine libanese Daou, con vigneti a Paso Robles in California, ha comprato 70 ettari in Val d’Orcia per produrre un Supertuscan chiamato Coroglie

Georges e Danny Daou
di Donatella Cinelli Colombini
Daniel e Georges Daou sono nati in Libano, ma dopo essere stati feriti dalle bombe sono andati in Francia e, negli anni settanta, si sono stabiliti negli Stati Uniti, dove hanno raggiunto il successo con un’azienda informatica di sistemi per la sanità. A 30 anni erano già molto ricchi. Nel 1997 vendono la loro azienda e decidono di tornare alle origini della famiglia, che in Libano coltivava oliveti e vigneti. Nel 2007 danno vita alla Daou Family Estates a Paso Robles (86 ettari), in California, azienda famosa per la produzione di Cabernet Sauvignon e di altre varietà bordolesi.
La figlia di Daniel, Lizzy Daou, fresca di un periodo di due anni a Château Latour, lavorerà a stretto contatto con suo padre wine maker, al progetto Val d’Orcia.
<<Il nostro obiettivo è portare i doni della Val d’Orcia, i doni della Toscana e presentali ai nostri clienti, ai mercati e ai 60 paesi con cui lavoriamo>>, ha dichiarato Daniel Daou sulle colonne del magazine Decanter.
LA PROPRIETA’ DAOU FRA CETONA E IL MONTE AMIATA
I Daou hanno acquisito 70 ettari di terreno oltre a un antico casale chiamato Coroglie, nel sud della Toscana. La proprietà si trova tra due montagne, il Monte Cetona e il Monte Amiata, l’ultimo dei quali è un vulcano ormai spento che, in inverno, rimane coperto di neve. A causa di questa posizione, nella proprietà acquistata dai Daou c’è un’oscillazione di 15-20°C fra la notte e il giorno. I terreni hanno una prevalenza argillosa e calcarea con un’altitudine di circa 350m.
I fratelli Daou intendono piantare 20 ettari di vigna con la stessa densità, di circa 6.000-7.000 viti, che hanno a Paso Robles. I vigneti saranno coltivati secondo principi biodinamici e non saranno irrigati. La prima vendemmia è prevista per il 2025 per cui intendono iniziare a piantare il mese prossimo con i vitigni bordolesi Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. A causa della mancanza del Sangiovese la famiglia Daou non produrrà vino DOC Orcia, visto che questa denominazione richiede un minimo del 60% di tale vitigno. Il vino sarà un supertuscan di alto livello e sarà commercializzato come IGT Toscana. E’ prevista una produzione di 60-84.000 bottiglie all’anno.
I fratelli Daou stanno chiedendo le autorizzazioni per costruire la cantina e per restaurare il vecchio edificio di Coroglie all’interno della proprietà, esso darà il nome al vino e diventerà un luogo per degustazioni.
La tenuta toscana ha affascinato i due imprenditori Daou per le sue similarità con quella di Paso Robles.
LE MIE RIFLESSIONI SULL’INVESTIMENTO DAOU IN VAL D’ORCIA
Mi permetto qualche riflessione. Da un punto di vista strategico il progetto dei fratelli Daou è perfetto: investono in una regione con un ottimo brand territoriale come la Toscana ma in un’area poco costosa. Hanno un’ottima squadra di tecnici esperti nell’”uvaggio bordolese” per cui possono facilmente produrre vini di una tipologia affermata come il Supertuscan replicando quello che hanno già fatto a Paso Robles. Hanno già una rete commerciale che può assorbire la nuova linea di vini Coroglie…. Un esempio perfetto di quello che in economia chiamano “massimizzare le risorse”.
I problemi cominciano quando il business plan prevede di piantare 20 ettari e produrre 60-84.000 bottiglie fra 3 anni. In California è possibile ma non con la burocrazia italiana. Ci vorrà più tempo.
Altro elemento che forse ha bisogno di qualche aggiustamento è la scelta dei vitigni. La Toscana è la terra del Sangiovese come la Borgogna è la culla del Pinot Noir. Chi vuole una cantina nella terra di Dante e Leonardo deve provare a coltivare il Sangiovese. Inoltre deve provare, almeno un pochino, a fare squadra con chi, in questa terra, vive da generazioni e lotta ogni giorno per i valori che l’hanno resa famosa nel mondo.
La mia non è la reazione di Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio Barolo che ha reagito con la frase <<Le Langhe non sono in vendita>> alla notizia dell’investimento di Renzo Rosso, ma condivido il suo sentimento quando dice che i grandi distretti del vino vanno difesi da <<una mentalità di affari che non c’entra niente con il territorio>>. Per questo il mio invito ai fratelli Daou è quello di diventare più toscani e mettere da parte il business perché senza innamorarsi di questa terra, patrimonio mondiale UNESCO, produrranno vini senz’anima e questo non lo vogliono neanche loro.