TURISMO ENOGASTRONOMICO PALADINO DELLE BIODIVERSITA’
ROBERTA GARIBALDI SPIEGA COME IL TURISMO ENOGASTRONOMICO SALVAGUARDI LA BIODIVERSITA’, L’ARITIGIANATO ALIMENTARE TRADIZIONALE E LE RICETTE DEI BORGHI
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Ad Amsterdam il piano per contrastare il turismo “mordi e fuggi” si chiama “stay away” cioè non venire. L’overtourism soffoca i centri storici e complica la vita dei residenti anche in Italia. Anzi forse la situazione di Venezia, Roma, Firenze … è peggiore di quella di Amsterdam.
Il turismo enogastronomico può aiutare a decentrare i flussi e a destagionalizzarli. Ma perché trasformi il turismo in strumento di sviluppo territoriale, in una forma sostenibile, va guidato a livello nazionale e locale. Altrimenti cannibalizza in pochi anni i piccoli centri dove nascono le eccellenze agroalimentari.
Roberta Garibaldi ci propone una lucida analisi di opportunità e rischi nel suo “Rapporto Turismo Enogastronomico e Sostenibilità” partendo da un assunto fondamentale: il turista stesso vuole la salvaguardia dei luoghi che visita << contribuisce ad accrescere l’attrattività della destinazione e la reputazione delle produzioni locali, crea ricchezza diffusa e nuove opportunità per le filiere del turismo e dell’agricoltura, sostiene processi di riscoperta, tutela e valorizzazione del patrimonio enogastronomico, aumenta la qualità e la sicurezza del cibo favorendo un approccio carbon neutral>>.
La fotografia del nuovo viaggiatore enogastronomico è stata fatta con il supporto di AGRIFOOD FUTURE, sostenibilità cultura e mercati – Unioncamere – Camera di Commercio Salerno e Rete Valpantena. Un’indagine che consente anche di valutare la distanza fra le attese di chi viaggia e l’offerta delle wine & food destinations
DAL TURISMO DOMESTICO A QUELLO INTERNAZIONALE
Il calo del turismo italiano nel 2023 ha coinciso con la ripresa degli arrivi dall’estero. Purtroppo il 47% dei turisti esteri si concentra in sole sei province: Venezia (12%), Bolzano e Roma (9%), Milano (6%), Verona e Firenze (5%). Per gli italiani il costo della vita ha rosicchiato la capacità di spesa di chi ha piccoli redditi costringendolo a tagliare le vacanze.
ESCURSIONISMO ENOGASTRONOMMICO
I viaggi golosi durano spesso poche ore, sono cioè un “turismo di prossimità” che andrebbe incentivato migliorando soprattutto l’accessibilità << trasporti più facili, prenotazioni digitali, promozione >>. Un ruolo importante potrebbero avere la creazione di HUB ENOGASTRONOMICI cioè spazi polifunzionali che comprendano il museo, la didattica, lo shopping e la degustazione del prodotto enogastronomico protagonista. Così come eventi, comunicazione e azioni che incentivano le buone pratiche.
IL TURISMO ENOGASTRONOMICO TUTELA DELLA BIODIVERSITA’
I prodotti alimentari tradizionali costituiscono una biodiversità preziosa del nostro Paese, non possiamo farla morire. Spesso sono fatti a mano secondo regole millenarie e in piccole quantità. Per questo costano molto e per questo il turismo può preservarli diventando il loro primo mercato. Infatti l’esistenza di un vitigno, di una ricetta o di un frutto che “è solo li” accresce l’attrattiva turistica di una destinazione e contemporaneamente trova, nei visitatori, un target disposto a spendere di più pur di sperimentare un sapore diverso e capace di raccontare una storia antica. <<Più di 1 italiano su 3 li ha visitati durante i propri viaggi>> dice Roberta Garibaldi.
TURISMO ENOGASTRONOMCIO COME EDUCAZIONE ALIMENTARE
Imparare la stagionalità delle verdure, il diverso profumo della frutta appena colta e la salubrità di alimenti freschi e km 0. Questo insieme alle ricette popolari, alla visita dei frantoi, dei caseifici … accresce le conoscenze alimentari e le capacità di distinguere gli alimenti più salubri e tradizionali. Il turismo enogastronomico ha quindi la capacità di accrescere la cultura del cibo in modo divertente e più durevole di una lezione.
TURISMO GRANDE ACCUSATO NELLO SPRECO ALIMENARE
Ogni turista è responsabile di 32Kg di sprechi di cibo. I ristoranti buttano il 26% di tutto lo scarto alimentare mondiale. Bisogna contrastare l’effetto negativo del turismo sulla sostenibilità anche se purtroppo <<il turista mostra una minore attenzione verso il rispetto dell’ambiente e il contenimento degli sprechi e dei consumi in viaggio>> come sottolinea la Garibaldi con un pizzico di tristezza, confrontando i dati 2021 e 2022. L’aspetto positivo è che nel momento di sceglier la destinazione del viaggio vengono preferite quelle con comportamenti etici verso l’ambiente e le comunità locali. Il problema riguarda eventualmente il modo debole e spesso poco visibile con cui le scelte virtuose vengono comunicate. Anche la predilezione di molti turisti verso i sistemi di trasporto sostenibili è spesso frustrata dalla difficoltà di trovare informazioni. Altro problema riguarda le certificazioni che, in Italia, sono ancora alle prime battute mentre in Paesi come quelli scandinavi sono già molto avanti.
LE IMPRESE E LE LOCALITA’ DEL TURISMO ENOGASTRONOMICO DEVONO METTERSI IN AZIONE
<<Sta alle imprese adoperarsi per soddisfare questa esigenza e trasformarla in valore aggiunto. Come fare? Partire dal verificare cosa si sta facendo e misurare il livello di sostenibilità partendo dalle check list del Rapporto>>.