“VUOTO A RENDERE” PER IL VINO: RICHIESTO DALL’UE NON PIACE A NESSUNO
L’UE HA INIZIATO LA GUERRA AL PACKAGING. PUNTA, ENTRO IL 2040, DI RIDURRE I RIFIUTI DI IMBALLAGGIO DEL 15% PRO CAPITE E METTERE L’80% DEL VINO IN BOTTIGLIE USATE
di Donatella Cinelli Colombini
L’intento è lodevole ma il risultato, almeno per il vino, potrebbe essere molto problematico e forse persino controproducente. Secondo la proposta di regolamento dell’Unione Europea entro sette anni il 20% delle bevande dovrebbe essere contenuto in imballaggi riutilizzati o usando i contenitori dei clienti. Entro il 2040 questa quota dovrebbe arrivare all’80%.
A questo si associa il divieto delle confezioni monouso, come quelle distribuite nelle camere degli alberghi e una quota obbligatoria di riciclato per i contenitori in plastica. Inoltre la plastica biodegradabile dovrà indicare in etichetta il tempo necessario per la propria autodistruzione.
LA GIUSTA GUERRA UE AGLI IMBALLAGGI
Decisioni che hanno messo in subbuglio tutti. I primi a reagire sono state le industrie dell’imballaggio <<una proposta che rischia di andare contro gli obbiettivi del Green Deal>> hanno dichiarato all’ANSA mettendo in evidenza come una simile strategia riporti indietro le lancette degli orologi. In altre parole si tratta di una forte inversione di rotta rispetto agli studi sui contenitori capaci di conservare le caratteristiche più salutari degli alimenti freschi, rispetto al riciclaggio e rispetto all’enorme importanza del packaging nel marketing.
Oggi il valore e la riconoscibilità dei brand passa anche attraverso la confezione e l’esperienza che il cliente fa con il loro imballaggio.
Smontare un meccanismo del genere significa tornare a logiche pre industriali, riportare il valore nel prodotto togliendo importanza ai suoi contenuti simbolici. In un’epoca basata sull’immagine e la comunicazione sembra davvero difficile. Comunque, in termini generali, l’intento di ridurre gli imballaggi è lodevole perché nell’oceano c’è un’isola di plastica grande come il Texas e non possiamo farla aumentare fino a far morire il mare. Del resto Germania, Danimarca e Norvegia stanno procedendo con leggi e organizzazione per il “vuoto a rendere” dei contenitori di plastica e vetro. Questo ha consentito loro di ridurre notevolmente i volumi dei rifiuti.
LE NORME UE SUL RIUSO DELLE BOTTIGLIE DI VINO
Vediamo ora i possibili effetti del progetto di riforma UE sul vino.
Anche in questo comparto sono stati i grandi a reagire per primi: Federvini e Confagricoltura.
Dal I° gennaio 2030 vanno ridotti al minimo peso e volume degli imballaggi attuali cioè, nel caso del vino, il vetro. A questa misura si allaccia la seconda. Dal 1° gennaio 2030, una quota fra il 5 e il 10% delle bottiglie immesse nel mercato europeo dovranno essere riutilizzabili. La percentuale dovrebbe salire fino all’80% entro il 2040.
Detto così sembra facile ma in realtà è molto complesso e parzialmente in contraddizione con le azioni di sostenibilità attuate in precedenza. Un simile progetto passa attraverso la standardizzazione dei formati, la creazione di contenitori di racconta diversi dalle campane dove gettando rompiamo le bottiglie usate e la realizzazione di centri che selezionino e sanifichino le bottiglie per immetterle sul mercato. Proprio sulla creazione di questa filiera, di cui non sono ancora noti i parametri, verterà la fattibilità e il punteggio attribuito dall’UE.
MEGLIO IL RIUSO O IL RICICLAGGIO? LE UNIVERSITA’ PREMIANO IL SECONDO
Le contraddizioni sul progetto nascono dall’enorme impegno profuso nel riciclaggio che ha portato il tasso di riciclo delle bottiglie di vino all’88% nel 2023 in Italia a fronte di una richiesta europea del 70% entro il 2025. Un successo fortemente voluto e confortato da dati scientifici. Gli studi dell’Università di Wageningen e Politecnico di Milano dimostrano infatti che il riuso (vuoto a rendere) ha performance ambientali migliori del riciclo solo entro i 175-200 km. Per questo non appare la scelta più eco friendly con prodotti largamente destinati all’export come il vino.
C’è poi un elemento che a mio avviso è quello prioritario: è sbagliato chiedere a stati e cittadini di organizzare un enorme progetto di riciclaggio come quello del vetro per poi dire che bisogna puntare sul “vuoto a rendere” costringendo a buttar via tutta la catena del riciclo: campane, compattatori, camion ….. e crearne un’altra che prevede grandi investimenti per la standardizzazione dei formati delle bottiglie, la creazione di punti per raccoglierle e trasportarle senza romperle fino a centri attrezzati con solventi, sistemi di sanificazione e divisione per tipologia infine una nuova rete commerciale. Elaborare un piano del genere per imballaggi molto diffusi e commercializzati dai supermercati, che fungono anche da luoghi di raccolta del “vuoto a perdere” è possibile e infatti, in alcuni Paesi viene già attuato. Farlo con il vino prodotto da 35.000 cantine diventa difficilissimo soprattutto per le piccole imprese che sono la stragrande maggioranza.
LE PERPLESSITA’ DI CHI PRODUCE VINI DI PREGIO E NON VUOLE CHE LA BOTTIGLIA USATA LI ROVINI
Noi che produciamo vini premium destinati al lungo invecchiamento abbiamo un altro problema: il collo delle bottiglie deve essere regolare e consentire una chiusura perfetta con tappi monopezzo in sughero. Dubito che sia possibile ottenere questo risultato con bottiglie provenienti da vetrerie diverse.
Alla fine siamo sicuri che valga la pena dare un calcio a tutto il lavoro fatto sul riciclaggio e ripartire da zero?