FEDERICO FELLINI E LA SUA LETTERA RITROVATA
Storia di una lettera di Federico Fellini a George Simenon scritta per accompagnare un dono di Brunello. Dal re dei registi cinematografici al re dei gialli

Federico Fellini Fausto Cinelli Francesca Colombini a Montalcino
Di Donatella Cinelli Colombini
A volte il passato ti insegue come un cane da caccia che annusa le tracce e arriva sulla preda inaspettato. Ero a Zurigo alla degustazione di Wine Advocate – Robert Parker e Alessandro Regoli di Wine News mi mostra, sul suo telefonino, una lettera pubblicata da Adelphi nel volumetto “Carissimo Simenon. Mon cher Fellini. Carteggio di Federico Fellini e Georges Simenon”.
Mi bastano poche righe e riconosco subito la lettera di cui voglio raccontarvi la storia nella convinzione che possa piacervi.
FEDERICO FELLINI A MONTALCINO
Parlo di fatti avvenuti una cinquantina d’anni fa. Federico Fellini veniva spesso alla fattoria di mia madre a Montalcino, grazie alla comune amicizia con Mario Guidotti, giornalista e animatore culturale. Dopo le prime visite più formali, il più grande regista italiano, cominciò ad arrivare senza preavvertire, come una persona di famiglia.
Il problema era che, spesso, i miei erano fuori e io dovevo accogliere Fellini da sola. Una volta avevo un gruppo di amici senesi a merenda e lui si aggregò divertendosi del loro imbarazzo. Un’altra volta venne per mandare del Brunello a Georges Simenon e mi chiese di scrivere la lettera di accompagnamento.
STORIA DI UNA LETTERA SCRITTA E RISCRITTA TANTE VOLTE

Carissimo Simenon. Mon cher Fellini. Carteggio di Federico Fellini e Georges Simenon
A quell’epoca l’azienda aveva una sola impiegata, Vanna Rossi, e un solo piccolissimo ufficio con una macchina da scrivere Lettera 32. Lui era abbastanza corpulento e quel locale sembrava troppo piccolo per la sua dimensione e il suo genio. Ma senza protestare e senza chiedere aiuto lui si mise a sedere e iniziò a battere sulla tastiera.
Impiegò un’eternità perché non era possibile cancellare e, ad ogni errore, doveva riscrivere l’intero testo. Quando finalmente mise la lettera nella busta e se ne andò il cestino dell’ufficio era pieno di fogli con la lettera quasi intera. Penso che a furia di riscriverla l’avesse quasi imparata a memoria.
Per curiosità le lessi. La lettera era in italiano ed era bellissima. Aveva la stessa leggerezza ironica, la stessa fantasia iperbolica che caratterizza i suoi film. Una capacità descrittiva quasi tattile nell’evocare immagini. <<Mamma mia>> pensai <<Fellini è un gigante qualunque cosa faccia>>.
Mi chiesi se dovevo conservare quei fogli visto che erano un carteggio privato che non mi riguardava e da corretta padrona di casa li feci distruggere. Ho sempre rimpianto questo gesto doveroso ma doloroso finché l’amico Alessandro Regoli mi ha messo davanti la versione definitiva della stessa lettera pubblicata da Wine News, che vi ripropongo qui sotto.
CARO SIMENON … ECCO LA LETTERA DI FELLINI
<<Caro Simenon, girando in macchina per le valli qui attorno Chianciano siamo arrivati oggi a Monte Alcino, mitico colle, favoloso almeno quanto lo era l’Olimpo per i greci ai tempi di Omero. Anche qui c’è una divinità: il Brunello di Montealcino, un vino rosso che può competere vantaggiosamente anche con i più celebrati vini francesi.
Scrivo queste righe nell’ufficio della proprietaria dell’azienda, messo un po’ in soggezione dalla valanga di premi, diplomi, medaglie, coppe che mi sovrastano da ogni parte e dalle foto di regnanti cardinali, e famosissimi ubriaconi di ogni parte del mondo con dediche di gratitudine totale. Anche io quindi sono preso un po’ nel vortice dell’enfasi. Non mi intendo molto di vino, anzi non me ne intendo affatto, ma questo Brunello assaggiato dinanzi al paesaggio straordinario della val d’Orcia mi è sembrato buonissimo. Comunque l’idea di farlo giudicare da Simenon è stata di Giulietta.
Eccolo qua dunque, mi auguro che sia arrivato in buono stato.
Brindiamo auguralmente alla felicità dei nostri amici Teresa e George. Prosit! Cin cin! Evviva!
Con affetto, Federico Fellini>>.