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Taddei e Pieroni confrontano i due 2 big del Sangiovese

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Finiscono in bellezza i weekend della vendemmia 2021 della Fattoria del Colle con visite in cantina, assaggi, prove pratiche e super lezioni

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Di Donatella Cinelli Colombini

Un successo confermato dal sorriso dei partecipanti ai due week end della vendemmia che, in realtà, hanno preceduto la vera raccolta dell’uva di Brunello per cui i partecipanti non hanno potuto impugnare le forbici ma solo assaggiare l’uva e i mostri di IGT bianco, Merlot e Sangiovese per il Chianti.

 

 

WEEKEND DELLA VENDEMMIA 2021 ALLA FATTORIA DEL COLLE

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Provenivano da tutta Italia e anche dall’estero con un bel gruppo di sei maltesi e persino una signora colombiana esperta in comunicazione di alcolici. C’erano 8 amici che celebravano un addio al celibato in stile Sideways e quattro medici pugliesi che hanno fatto un break fra la vita lavorativa a l’inizio della pensione.
Due giorni intensi con la visita delle cantine Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle nella Doc Orcia. Tante degustazioni e soprattutto quella del piccolo enologo dove i wine lover hanno creato il proprio supertuscan facendo un blend di 3 vini dello stesso anno prodotti con uve diverse.

LE MASTERCLASS SUL SANGIOVESE

Il clou dell’esperienza sono state le masterclass sul Sangiovese tenute da Leonardo Taddei e David Pieroni. Due approcci diversi ma egualmente entusiasmanti: più tecnico quello del Delegato AIS di Lucca e più discorsivo quello del collaboratore della Guida Slow Wine.

Entrambi hanno insistito sulla “territorialità” del Sangiovese che varia da zona a zona. Una caratteristica che dipende dai suoi 108 cloni (è il vitigno con più “sottospecie”) ma anche alla diversità dei suoli che si sono formati nel corso di 5 milioni di anni durante il lento sollevamento della Toscana dal mare. Ecco che abbiamo nette diversità fra i vini a base di Sangiovese in purezza provenienti dalle zone più alte del Chianti Classico rispetto a quello prodotto da vigneti più bassi, come ha sottolineato Pieroni, così come i quattro versanti di Montalcino tendono a <<esprimersi in un modo diverso>> come ha ribadito Taddei.

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Tuttavia entrambi assaggiano migliaia di bottiglie toscane ogni anno per cui hanno un’esatta fotografia della realtà produttiva delle due aree che si contendono lo scettro di migliori produttrici di Sangiovese: Il Brunello e il Chianti Classico.

SANGIOVESE DEL BRUNELLO E DEL CHIANTI CLASSICO A CONFRONTO PER LEONARDO TADDEI

Ecco che la domanda finale rivolta a entrambi, è stata: <<quando hai davanti due calici, uno di Montalcino e uno di Sangiovese in purezza della zona Chiantigiana, cosa ti aspetti di trovarci?>>
La risposta è stata simile ma non esattamente la stessa. Leonardo Taddei che da anni assaggia circa 3.000 bottiglie all’anno per la redazione della guida “Vitae” dei Sommelier AIS è stato più netto << visivamente il Chianti Classico è meno scuro e si muove più veloce nel bicchiere. Al naso è più appagante perché è marcato prima dal floreale e poi dal frutto. Il Gallo Nero in bocca è più verticale e ha maggiore freschezza ma è più corto del Brunello>>.
Quest’ultimo gli appare più concentrato già dal primo colpo d’occhio, con più archetti e “lacrime” nel bicchiere. Il naso del Brunello è più evoluto e richiama più la confettura e meno la frutta fresca, ha maggiore complessità e ha bisogno di più tempo nel bicchiere. In bocca il Brunello è più rotondo e <<prende più posto. Il sorso è più lungo con una persistenza di tabacco tamarindo e liquirizia>>.

DAVIDE PIERONI CONFRONTA IL SANGIOVESE DI MONTALCINESE  CON QUELLO CHIANTIGIANO

Anche il cuore di David Pieroni sembra battere più verso il Brunello benché il su apprezzamento per il Chianti Classico sia incondizionato. Nei due calici che io ho idealmente messo anche davanti a lui, Pieroni ha trovato molte sensazioni simili al collega sommelier AIS con una maggiore insistenza sulle differenze che caratterizzano entrambi i territori. Ecco che il Chianti Classico delle zone più alte ha un colore più trasparente che si intensifica nelle vigne più basse e calde. Così come nel Brunello i quattro versanti arrivano a marcare il Sangiovese in modo nettamente diverso.
In bocca, il Gallo Nero, nato dove le notti sono più fredde, mostra l’acidità e il tannino in modo più evidente arrivando persino a una certa spigolosità. Il Brunello appare più solare con un colore più scuro che, nel tempo, ha una maggiore tenuta rispetto alle stesse vendemmie chiantigiane. L’aroma è più fine a Montalcino e anche la persistenza in bocca è decisamente maggiore. Complessivamente David apprezza il mix di gentilezza e forza delle rotondità dei Brunello ma anche l’austerità più verticale ed elegante dei campioni del Gallo Nero.
Alla fine un risultato di parità fra i due big del Sangiovese con l’esaltazione delle specificità che rendono ancora più affascinante la scoperta di ciascuno dei due territori.