VINITALY 2023 TUTTO BUSINESS
Nel 2023 il Vinitaly si rinnova sotto la guida di Maurizio Danese e Gianni Bruno per diventare meno glamour e più business oriented per la gioia di tutte le cantine

Donatella Cinelli Colombini con i vini del Casato Prime Donne e della Fattoria Del Colle al Vinitaly 2023
di Donatella Cinelli Colombini
Quest’anno Vinitaly apre dopo due fiere del vino che sono andate molto bene: Vinexpo e Prowein. Vincere in questa situazione è complicato ma l’accoppiata Maurizio Danese e Gianni Bruno, rispettivamente AD di Veronafiere e responsabile commerciale wine&food, ci sta riuscendo alla grande. Già dalla vigilia le avvisaglie erano positive con le agende delle cantine che si riempivano di appuntamenti anche grazie alle richieste a raffica che arrivavano dal sistema online di matching fra espositori e buyer. Un sistema che negli anni scorsi era ancora in rodaggio e ora permette agli importatori di trovare la cantina del vino che cercano al prezzo che cercano. Un sistema graditissimo agli export manager che possono accettare o rifiutare la richiesta di appuntamento dopo aver analizzato il sito e il portafoglio del buyer. Tutto con calma prima di entrare nell’atmosfera caotica della fiera. Sono convinta che questo sia il futuro. E’ finito il tempo in cui gli importatori giravano per gli stand come cani da tartufi, ora sarà il loro telefonino a portarli direttamente dove vogliono e comprare il vino.
VINITALY 2023 MENO GLAMOUR E PIU’ BUSINESS
Ecco Vinitaly 2023 in versione “meno glamour e più business” con la soppressione della cena di gala di apertura e la compressione della cerimonia di inaugurazione ai soli saluti. Ottime scelte, a mio avviso, in cui vedo esprimersi il pragmatismo di Maurizio Danese AD di Veronafiere di fresca nomina dopo un mandato da Presidente. Ma il mio idolo rimane Gianni Bruno il brand manager Vinitaly che anno dopo anno organizza fiere sempre vincenti ora arricchite da Vinitaly in the city, un evento diffuso in molte piazze di Verona che crea opportunità di degustazione per gli appassionati portandoli fuori dalla fiera (meno male).
NOVITA’ E VECCHI AMICI

Donatella Cinelli Colombini insieme a Lorenzo e Violante al Vinitaly 2023
Quest’anno per la prima volta espone a Vinitaly anche il Consorzio Orcia (pad 9 D1) con uno stand collettivo di 5 aziende e un banco d’assaggio con i vini di 15 cantine.
Come sempre i miei vini del Casato Prime Donne e della Fattoria del Colle sono in uno stand nel Padiglione 6 (D4) nella striscia fra l’Alto Adige e il Friuli insieme a produttori che, da decenni, non si sono mai mossi mentre, intorno, cresceva Vinitaly. E’ curioso come la vicinanza nei 4 giorni della fiera crei un’amicizia da “vicini di casa” per cui ci sentiamo legati ai nostri dirimpettai dell’Abbazia di Novacella e facciamo grandi scambi di visite e bottiglie. In effetti la tendenza delle cantine a non spostare il proprio stand, per farsi trovare più facilmente dagli importatori, crea un’atmosfera “da villaggio”, come al mare con i soliti vicini di ombrellone. In generale Vinitaly è una grande rimpatriata della gente del vino, un modo per rivedere gli amici e scambiare notizie, che fa sempre molto piacere a tutti.
Il 2023 è anche il primo Vinitaly di mio nipote Lorenzo di 4 mesi che verrà in fiera con biberon e ovetto. Ma è lui, con i suoi occhioni sgranati che scoprono il mondo per la prima volta, che tutti cercano e fotografano.
SARAH HELLER LA PRIMA A DARE UNA FORMA VISIVA ALL’ASSAGGIO DEL VINO COME IL PENTAGRAMMA DELLA MUSICA
Per me è un Vinitaly con meno appuntamenti istituzionali e più incontri aziendali. L’appuntamento più stimolante con la Master of Wine Sarah Heller di Hong Kong che ho “conosciuto” su Instagram qualche mese fa per i suoi studi sulle arti visive e il vino. Le avevo scritto <<I have studied Medieval art for years and have always thought this influences my style in making wine>> messaggio a cui lei aveva risposto <<I love to hear how people’s aesthetic sensibilities influence their wine style and I can absolutely see how medieval art would have informed yours>>. La differenza è che lei lavora su arte informale. Parte dai profumi di un vino e li racchiude nella forma del sapore in bocca. Mentre io sono influenzata da una forma artistica più naturalistica con contenuti simbolici che alterano i rapporti di grandezza. In altre parole procediamo in modo del tutto diverso. Sarah Heller è la prima ad essere riuscita a dare una forma visiva al vino. Qualcosa di simile al pentagramma per la musica. Meraviglioso.