Il CAFFE’ ITALIANO E’ DAVVERO BUONO?
UN PROVOCATORIO ARTICOLO DEL GAMBEROROSSO SPIEGA COME E PERCHE’ L’ITALIA STIA PERDENDO IL SUO PRIMATO SULL’ESPRESSO CHE SPESSO E’ AMARO E SCADENTE
Di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Come tutti quelli che hanno un ristorante e una struttura ricettiva, anch’io servo caffè e cappuccini. E anch’io, all’inizio dell’attività, mi sono lasciata tentare da un contratto di fornitura che prevedeva l’uso di una macchina da caffè in comodato a fronte dell’acquisto della materia prima. Nella seconda sala dove organizziamo feste e convegni, ho invece acquistato la macchina da caffè ma ormai ero legata a un fornitore e questo limitava le mie scelte. A me piacerebbe un “caffè speciality” invece servo un caffè Robusta molto tostato che ha un sapore amaro.
Quello che non sapevo, e che ho scoperto leggendo l’articolo del Gamberorosso, è che il caffè davvero buono si trova nello 0,3% dei locali italiani. Tutti gli altri hanno il mio stesso problema. Ho imparato anche un’altra cosa: il caffè che arriva attraverso contratti come quello che ho sottoscritto io, costa fino al 30% in più.
Io ho intenzione di cambiare.
L’ITALIA STA PERDENDO IL SUO PRIMATO SULLE MISCELE DEL CAFFE’
Cosa più difficile è modificare un sistema che si è ormai consolidato su tutto il territorio nazionale e rischia di farci perdere la buona reputazione che avevamo sull’espresso. I primi contraccolpi si sono già visti: un tempo la miscela italiana che partiva verso l’estero aveva un prezzo medio superiore a tutti. Oggi il nostro Paese è ancora il primo esportatore mondiale ma ha perso il primato sul prezzo.
La cosa sorprendente è la crescita della cultura del buon caffè fuori dai nostri confini mentre in Italia non c’è un uguale entusiasmo. <<Si parla di monorigini, fermentazioni in botte, estrazioni a freddo, degustazioni e coffee pairing>>. Persino a Malta la mia amica Azzurra Masucci sta creando delle ottime miscele con materie prime eccellenti e insegna ai baristi come usarli.