
Aeroporti e turismo del vino: alleanza possibile?
I Duty free degli aeroporti e la zona ritiro bagagli sono i luoghi strategici per incuriosire al vino e al turismo del vino il viaggiatore che aspetta

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Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, agriturismo, Fattoria del Colle
Questa riflessione parte con le notizie sulle vendite dei Duty Free, cioè dei negozi aeroportuali dove non si pagano le tasse, qui vino e alcolici sono la seconda tipologia di shopping. Dopo un periodo difficile hanno ripreso a crescere.
In ogni aeroporto c’è un negozio che vende vini e alcolici, non solo negli hub. La possibilità di portare le bottiglie in cabina è un grosso incentivo allo shopping. Tuttavia anche questo settore ha risentito delle turbolenze degli ultimi mesi: cambi delle monete ballerini con un Dollaro forte e un Euro più debole, terrorismo, nuove leggi sui

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prodotti di importazione in Cina … tutto ha contribuito a contrarre le vendite dei duty free che infatti hanno avuto cali generalizzati. Nel 2015 vino e liquori -2,7%, moda e accessori -3%, dolciumi e gastronomia -4%, tabacco -7%, e orologi e gioielli -10,1%.
Ma le prospettive, almeno per gli alcolici, sono buone anzi ottime, grazie all’accresciuto interesse per questo comparto nel sentiment dei viaggiatori. Essi percepiscono il vino come un prodotto territoriale e quindi capace di raccontare il Paese visitato, uno strumento per portare a casa sapori e atmosfere autentiche della vacanza e quasi di prolungarla.Conviene ricordare che il 16% della spesa dei turisti esteri in Italia riguarda prodotti agroalimentari cioè pasti e shopping. Il 62% degli acquisti dei visitatori stranieri riguarda cibi e vini (Coldiretti Ixé Vacanze made in Italy) ma soprattutto va ricordato che, fra di loro, due su tre tornano a casa con almeno una bottiglia di vino.

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Ma mettere il vino in valigia non piace a nessuno. Benchè tante cantine siano attrezzate con wineskin, guaine in plastica che proteggono le bottiglie dagli urti e impediscono al liquido di macchiare i vestiti nella malaugurata ipotesi della rottura del vetro, tutti i viaggiatori preferiscono evitare il “rischio valigia”. L’alterna è la spedizione a casa che tuttavia è piuttosto costosa. Per questo lo shopping in aeroporto piace molto e può essere un momento decisivo per promuovere le cantine. E’ possibile trasformare l’attesa del volo, in un momento piacevole in cui il viaggiatore-cliente viene informato e fidelizzato. Questo è il consiglio di Erik Juul-Mortensen presidente di TFWA Tax Free World Association, che in una recente intervista a The Drinks Business ha detto <<turn the bored traveller into the spending shopper>> trasformare il viaggiatore annoiato in un cliente che spende nello shopping. Le soluzioni sono le più diverse, da quelle ninimal dell’aeroporto di Pisa che chiede video alle cantine che gli forniscono i vini a quelle più organizzate dei Frescobaldi che hanno corner per assaggi e shopping simili a boutique d’alta moda.
E’ tuttavia evidente che esiste un enorme potenziale inespresso nei momenti in cui i viaggiatori aspettano di partire o il ritiro dei bagagli. In queste fasi è possibile attrarre la loro attenzione sulla produzione enoica del Paese o della regione al fine di incentivare la visita nelle cantine e lo shopping del vino. In entrambe le situazioni è necessario creare coinvolgimento e esperienze attraverso la presenza di sommelier che offrono piccoli assaggi, video che mostrano i territori e depliant con la mappa delle cantine aperta al pubblico.
Il momento più promettente è all’arrivo dei turisti. Trasformiamo un problema in un’opportunità, cioè usiamo la criticità costituita dalla quasi leggendaria lentezza nella riconsegna dei bagagli negli aeroporti italiani in un momento di acculturamento sul vino.
Penso a dei gazebo mobili e muniti di pannelli con display che trasmettono le immagini dei territori del vino, banco di assaggio con sommelier poliglotta e dispenser con le mappe. Pensate che possa funzionare per mandare i turisti nelle cantine e incentivare l’assaggio nei ristoranti? Io credo di si.