
AUTHENTICITY LA NUOVA KEYWORLD DEL VINO DEI GIOVANI
L’autenticità come bisogno di esprimere sé stessi in modo creativo. Autenticità come ricerca del diverso. Nel vino diventa purezza ma esprime lo stesso sentiment

Authenticity indagine Grom sul sentiment dei giovani
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Roberto Scalon, Professore di Sociologia all’Università di Torino, descrive il bisogno dei giovani come << desiderio di autenticità come tensione creativa ….. come intenzione di fare della vita la propria personalissima opera d’arte>> perché nell’ <<etica moderna più del cosa conta il come>>
AUTHENTICITY UN BISOGNO COLLETTIVO E GIOVANE
Di autenticità e giovani aveva parlato anche il Papa nel 2021 invitando a non rimanere vittima delle apparenze, delle convenienze e delle paure <<cari giovani! Siate liberi, autentici, siate coscienza critica della società…Abbiate la passione della verità>>
Oscar di Montigny nel suo podcast spiega le tribù transnazionali su cui si sta strutturando la società attuale. Sono i giovani “cittadini del mondo” che vivono in modo problematico il rapporto fra cittadini e società nell’epoca dei social network. Giovani che cercano spazi di autenticità creativa per esprimere loro stessi reagendo alla civiltà dell’immagine appiattisce le cose alla loro superficie esterna, si tratta del web 3.0.
Il tramonto del sogno di realizzare il benessere mondiale attraverso la globalizzazione ha condotto, la generazione più giovane, a un neo-localismo e a una reinterpretazione del valore delle cose attraverso un nuovo codice etico basato sull’ambiente, l’inclusione e la diversità.
Uno scenario che potrebbe favorire il “piccolo e originale” ma che i grandi brand stanno già reinterpretando. Infatti se gli stereotipi del lusso perdono terreno rispetto ai valori individuali e i grandi brand della moda corrono ai ripari proponendo cose uniche in cui il cliente viene direttamente coinvolto. “Dress to Impress” è il nuovo mantra.
Ecco che la Generazione Z cerca l’autenticità e ciò che ha davvero valore anche nel cibo.
INDAGINE GROM SULL’AUTHENTICITY
L’athenticity nel cibo è al centro di uno studio effettuato con metodologia Woa (Web Opinion Analysis) e realizzato da Grom in occasione della presentazione di un progetto fotografico Franco Pagetti in occasione dei 20 anni dell’azienda fondata dai miei amici Federico Grom e Guido Martinetti e poi venduto, nel 2015, alla multinazionale anglo-olandese Unilever.
L’AUTHENTICITY NEL CIBO
Come tutti sanno GROM è una catena di gelaterie basate proprio sull’autenticità e l’esito della loro indagine è chiarissimo << la società odierna viene definita come sempre più complessa (71%), superficiale (58%) e finta (45%), un “luogo” dove c’è poco tempo libero da dedicare a se stessi e a ciò che veramente conta (66%), ci sono troppi pensieri e preoccupazioni (49%) e si constata una crisi di valori e un senso di confusione (45%). Una situazione che provoca diverse sensazioni: disagio (61%) e paura (50%) ma anche voglia di reagire (58%) – si legge in una nota – Ben due generazioni, la GenZ e i Millenials, non ci stanno più e sembra abbiano cambiato rotta adottando un nuovo stile di vita alla ricerca di ciò che è autentico e vero>>.
In altre parole nei giovani c’è una gran voglia di guardare oltre l’immagine e i meccanismi che manipolano la reazione dei consumatori. La voglia e la capacità di fare e gustare ciò che vale veramente diventa il volano di uno stile di vita che guarda oltre le apparenze. L’authenticity è uno stile di vita più essenziale dove la cosa più importante è l’ ”essere” rispetto all’”avere”. Con azioni quotidiane che esprimono piaceri semplici come le ricette legate alla tradizione culinaria italiana fatte con ingredienti sostenibili di qualità.
L’AUTHENTICITY NEL VINO DIVENTA PUREZZA
Nel vino l’authenticity va tradotta nel termine più forte di “purezza” infatti lo sforzo decennale di denominazioni di origine, regolamenti, consorzi enti di vigilanza …. è talmente enorme, almeno in Italia, da offrire vini espressione di autenticità in ogni parte della nazione. Ecco quindi che il sentiment dei giovani va oltre ed è bene espresso da molti critici giovani e soprattutto nordamericani come Monica Larner o Eric Guido. Essi usano il termine purezza per indicare l’aspirazione all’identità del terroir, della natura, del vitigno, della vendemmia e delle tradizioni locali. Un mix che spesso viene interpretato in modo radicale dai produttori “senza mani” cioè quelli che “lasciano fare alla natura riducendo al massimo l’intervento umano, ma che trova nell’”enologia leggera” proposta da Luigi Moio, Presidente OIV – Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino – l’espressione scientifica. Nel complesso l’authenticity è un trend in crescita che potrebbe dare grandissime opportunità all’universo di 45.000 cantine italiane piccole e piccolissime, se sapranno interpretarlo e comunicarlo in modo consapevole e diversificato.