Berremo solo vini bianchi?

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Berremo solo vini bianchi?

L’ENORME SURPLUS DI VINO ROSSO AUSTRALIANO CI MOSTRA UN FUTURO POCO ROSEO PER QUESTA TIPOLOGIA SOPRATTUTTO SE LA CINA NON RICOMINCIA A COMPRARLI

 

Australia vigneti in estate

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di Donatella Cinelli Colombini

Da qualche anno gli studi sul mercato del vino mostrano una crescita di interesse verso i bianchi. Una evoluzione che tutti si aspettavano piuttosto lenta e che invece, a causa della contrazione del mercato cinese, potrebbe essere più veloce del previsto.
La conferma della tendenza ma soprattutto della prossimità del cambiamento arriva in modo inconsueto.

 

L’AUSTRALIA CERCA DI RIDURRE SUBITO LA PRODUZIONE DI VINI ROSSI

Il gigante australiano Accolade ha comunicato ai 540 soci della CCW del Riverland, la più grande cooperativa vinicola dell’isola dei canguri, le drastiche misure per ridurre la produzione di vini rossi già nel 2023.
La proposta prevede tre possibili opzioni per le quali viene offerto un sostegno finanziario.
Prima ipotesi spiantare i vigneti di Cabernet Sauvignon e Shiraz per sostituirli con Sauvignon Blanc, Pinot gris o Glera – l’uva del Prosecco. Questa azione viene compensata con 2.600 € a ettaro.
Seconda opzione è la riduzione delle rese del 30% nei vigneti a bacca rossa.
Infine la decisione più drastica riguarda l’abbandono dei vigneti in cambio di un premio di 650€ l’ettaro.
La grandiosa manovra ha l’obiettivo di non aggravare il surplus stimato in 350 milioni di litri. Per questo viene fatto il tentativo di ridurre di 45.000 tonnellate la produzione d’uva rossa.
In caso contrario Accolade pagherà 9,7 € al quintale l’uva di Cabernet Sauvignon e Shiraz. Una cifra così ridicolmente piccola che ho pensato ci fosse un errore nella posizione delle virgole ma che forse ha uno scopo dissuasivo e persino punitivo.

 

IL SURPLUS DI VINO ROSSO SEMBRA UN PROBLEMA SOPRATTUTTO AUSTRALIANO

La notizia che ha fatto il giro del mondo ed è stata diffusa in Italia da WineNews. su produttori di vini rossi, come me, ha prodotto un certo sconcerto. Ma forse con qualche spiegazione il futuro delle nostre bottiglie prende un aspetto meno fosco. Il mercato cinese, dove si vendono soprattutto rossi, si è improvvisamente contratto per i vini australiani a causa di accordi politici e del Covid. Questo, insieme a una vendemmia insolitamente abbondante, ha creato un surplus che stenta a essere smaltito. Infatti dopo la pandemia è arrivata un’impennata nel costo dei trasporti causata dal prezzo del carburante, la carenza di containers e di personale. Una serie di fatti negativi che stanno trasformando un problema congiunturale in qualcosa di permanente, ma che sembra riguardare soprattutto il continente australe.