C’era una volta un bottone … a Sant’Arcangelo di Romagna
Il Museo del Bottone, quasi una divertente e sorprendente storia del costume con 10.000 pezzi esposti a Sant’Arcangelo nella terra di Federico Fellini
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Nella casa dei miei nonni i bottoni vecchi erano conservati in un barattolo di metallo grigio. Da bambina adoravo giocare con quei piccoli oggetti che, un tempo, venivano parsimoniosamente staccati da cappotti e vestiti prima di usarli come stracci. Per questo mi piace portarvi con me a scoprire un luogo affascinate: il Museo del bottone di Sant’Arcangelo di Romagna.
Sant’Arcangelo è un luogo bellissimo con il borgo medioevale e il castello Malatesta in mattoni rossi, le 150 grotte vinarie
che riempiono il sottosuolo di vino fin dall’epoca romana, i ristoranti amati da Federico Fellini e Tonino Guerra e infine i tessuti stampati con il mangano. Un luogo affascinantissimo, andateci! Oggi c’è un motivo in più oltre la cultura e la buona tavola: i bottoni.
Il museo è stato creato da Giorgio Gallavotti nel 2001, dopo che le sue mostre di bottoni avevano riscosso uno spettacolare successo. Racconta la storia dei bottoni ma anche la storia del costume e del modo di vivere. Bottoni del Settecento, dell’Ottocento e soprattutto del Novecento. Dalle forme stravaganti belle epoque, ai bottoni in legno degli anni dell’autarchia fascista, seguono i bottoni gioiello anni ‘60 ostentazione di lusso e di nuova socialità, i griffati delle case di moda e poi, con il 68 e il vento della contestazione giovanile, il ritorno a forme austere in piombo e ferro. I bottoni classici anni ‘80 e il nuovo lusso con pietre strass e materie prime pregiate finchè tangentopoli prima e la crisi economica dopo, causano la crisi del bottone come accessorio prezioso degli abiti. Sorprendentemente interessante e non meraviglia che ci siano oltre 100.000 visitatori all’anno.
Anche i materiali usati per i bottoni sono i più vari: madreperla, corno, vetro, smalti … << si passa al metro di legno con timbro 1897/1898, alle agganciature della Contessa Odescalchi. I famosi Netzuché in avorio giapponesi e quelli di metallo Cut Stell dagli smalti alle miniature. I mosaici in madreperla indonesiani …>> spiega Gallavotti nella presentazione. Alcuni bottoni erano costruiti per specifici personaggi come il figlio di Napoleone oppure Papa Paolo VI.
Il bottone come strumento di vanità e di distinzione sociale per cui si moltiplica sugli abiti dei ricchi. Il bottone come autocelebrazione con immagini simboliche o scritte … insomma il bottone non è solo uno strumento per chiudere due lembi di stoffa ma un mezzo per comunicare.
Perché occuparsi di bottoni proprio ora? Perché sono tornati di moda, sono di tendenza le collante di lana, bottoni e complementi d’abbigliamento colorati e divertenti che usano i bottoni. E dunque una visita al Museo di Sant’Arcangelo ci vuole!