I cinghiali stanno vendemmiando in Toscana

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I cinghiali stanno vendemmiando in Toscana

Lettera aperta all’Assessore all’agricoltura della Regione Toscana Marco Remaschi sull’emergenza cinghiali nelle vigne

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Caro Assessore, scrivo in qualità di Presidente della Doc Orcia, una denominazione nata nel 2000 in un territorio di 13 comuni fra le aree di produzione del Brunello di Montalcino, del Vino Nobile di Montepulciano e del Chianti.
Oggi 6 settembre i nostri vigneti sono letteralmente depredati dai cinghiali. Abbiamo già perso il 10-15% del raccolto ma siamo ancora a 20 giorni dalla vendemmia ammesso che, fra 20 giorni, nelle vigne ci sia ancora qualche grappolo non addentato dai ghiotti ungulati.
Come è ben noto, in Toscana la selvaggina di grandi dimensioni è 4 volte superiore alla media nazionale ed è concentrata nella Provincia di Siena dove, per anni, il contenimento degli ungulati è stato particolarmente carente.

Purtroppo le leggi emanate dalla Regione Toscana al fine di ridurre il numero dei

8-settembre-sangiovese-danni-dei-cinghiali

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cinghiali a 150.000 in tre anni si stanno rivelando inefficaci. La somma delle disposizioni ha infatti creato, proprio in Provincia di Siena dove il problema è più grave, un labirinto senza uscita.
La Legge Regionale 9 febbraio 2016, emanata con lo scopo di gestire gli ungulati, si blocca di fronte a un problema: i cinghiali uccisi per le azioni di contenimento, in provincia di Siena, devono essere tutti consegnati ai Centri di Sosta. Il risultato è che i cacciatori si rifiutano di perdere tempo e soldi senza ricevere in cambio neanche un chilo di carne per fare una cenetta con gli amici.
Le azioni di contenimento sono quindi poche e pressoché inutili rispetto alla dimensione del problema.Tutto parte dalla Deliberazione del 15 dicembre 2014, n° 1185 della Regione Toscana finalizzata a escludere dal circuito commerciale gli animali affetti da

sangiovese-cinghiali

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Trichinella. Si tratta di un parassita che vive in moltissimi mammiferi e può essere pericoloso quando la carne viene mangiata cruda o poco cotta senza prima averla congelata (-15°C) per oltre 37 giorni. Rischio minimo per l’uso domestico di carne di cinghiale destinata a sughi, scottiglie e spezzatini. Rischio reale per i salumifici che trasformano la carne in salumi.
Allo scopo di garantire la sicurezza dei consumatori e contrastare il mercato nero della selvaggina, la Deliberazione del 2014 istituisce i CdS, Centri di Stoccaggio, in cui i cinghiali, destinati al circuito commerciale, vengono refrigerati e controllati dai veterinari. Il costo di realizzazione di questi impianti viene attribuito alle ATC (Ambiti territoriali Caccia) che tuttavia possono recuperarlo commercializzando la carne previo <<accordi con i centri di lavorazione>>. Per questo, il 20 luglio 2016 l’ATC Siena manda una circolare in cui chiede che tutti i cinghiali abbattuto con le azioni di contenimento vengano conferire al suo Centro di Sosta.
Il risultato di aver perseguito due obiettivi insieme – contenimento del numero degli ungulati e regolamentazione della commercializzazione della loro carne – è l’inefficacia.
Come dice un vecchio proverbio contadino <<il meglio è nemico del bene>>; nell’attuale situazione di sovrappopolamento di cinghiali sarebbe stato forse meglio approvare solo una norma finalizzata con decisione al contenimento della fauna selvatica, rimandando a un momento successivo la regolamentazione del commercio e delle catture.

cinghiali-nelle.vigne

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Il I° ottobre dovrebbe aprirsi la caccia al cinghiale ma anche per quella servono altri permessi e quindi passano altri giorni… le braccate inizieranno probabilmente dopo ,le vendemmie e quindi dopo che sarà andata persa gran parte dell’uva. Peccato perché quest’anno la vendemmia sarebbe stata eccellente.
Intanto i vignaioli fanno quello che possono per difendersi. I vigneti più ricchi –Brunello, Vino Nobile, Chianti Classico – vengono recintati in modo permanente con filo metallico e pali in legno. La campagna sembra un campo di concentramento ma i danni al paesaggio sono inferiori rispetto alle zone povere dove si ricorre a barriere in plastica arancione da cantiere. I cinghiali infatti migrano proprio verso le aree meno recintate e quindi le denominazioni più piccole e nuove diventano autentici allevamenti con una popolazione di ungulati mai vista nel mondo.
La domanda è: sopravviveranno queste denominazioni all’attacco dei cinghiali? E soprattutto le famiglie di agricoltori, che hanno già perso molti soldi nella coltura del grano, cosa faranno se perdono anche l’uva? Rimarranno o venderanno le loro case a qualche industriale tedesco?
Seconda domanda: è possibile che le finalità delle norme si perdano sempre in una palude di fogli, autorizzazioni, sanzioni … perché ogni buona intenzione della politica si trasforma all’interno della lunghissima catena del potere burocratico….. quale perversa spirale stiamo percorrendo in Italia?
Spero che l’Assessore Remaschi riesca a dare una soluzione immediata a questa situazione veramente preoccupante e salvare la vendemmia dando prospettive alle denominazioni minori, alle zone di agricoltura povera e soprattutto a tante famiglie di agricoltori che vivono del loro lavoro con grande difficoltà.
Forse anticipare il calendario venatorio potrebbe aiutare a salvare la situazione.
Grata dell’attenzione, porgo i miei migliori saluti

Donatella Cinelli Colombini
Presidente Consorzio vino Orcia