ESSERE SOSTENIBILI E SEMBRARE SOSTENIBILI NEL TURISMO DEL VINO
Villa Petriolo a Cerreto Guidi in Toscana è la prima struttura turistica con certificazione di sostenibilità in Europa. Tutte le altre sono meglio di come sembrano

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di Donatella Cinelli Colombini
La buona notizia è che la prima struttura turistica europea certificata per la sostenibilità è italiana. La cattiva notizia è che l’insieme dell’offerta turistica del vino del nostro Paese non appare altrettanto virtuosa. Anzi, appare meno rispettosa dell’ambiente di quanto sia nella realtà. In realtà le cose vanno meglio di quanto sembrano.
LA TOSCANA VILLA PETRIOLO E’ LA PRIMA STRUTTURA ENOTURISTICA CERTIFICATA
Villa Petriolo di Cerreto Guidi in Toscana è stata riconosciuta come “Best Sustainable Place 2021” da Save the Planet ed ha ottenuto la certificazione ISO 21401 da parte di Valoritalia in base alla gestione sostenibile economica, sociale e ambientale.Si tratta di una tenuta di 166 ettari con una villa cinquecentesca circondata da una sorta di borgo rurale in cui sono state ricavate 35 suites per i turisti. Intorno oliveti, vigneti, ortaggi e pascoli che producono in modo biologico ciò che viene servito a tavola nel ristorante, compresa la carne degli animali che vivono in modo semibrado. Villa Petriolo è autosufficiente sotto il profilo energetico grazie ai pannelli solari. Come ha spiegato Daniele Nannetti (ceo e founder della tenuta Villa Petriolo, acquistata nel 2018 insieme alla famiglia Cuadra ) a WineNews, la ristrutturazione dell’azienda è stata fatta <<creando un lusso basato sulla secolare tradizione agricola toscana, dove la sostenibilità è intesa come un impegno verso la salvaguardia ambientale, sociale e finanziaria, basata su un’economia circolare che elimini gli sprechi>>.
Un’intento virtuoso che prosegue nel tempo perché la certificazione ISO 21401 richiede di migliorare le proprie performance anno dopo anno. Valoritalia, che ha effettuato la certificazione, ha sottolineato come Villa Petriolo sia servita da banco di prova per elaborare le best practices e il bilancio di sostenibilità aziendale, da riproporre ad altre imprese in vista di un futuro, non troppo lontano, in cui diventeranno obbligatorie.
In effetti le cantine che vendono i loro vini in Paesi come la Svezia attraverso importatori di una discreta dimensione, hanno sicuramente ricevuto un formulario che chiede documentazione comprovante il loro impegno ambientale e sociale. Si tratta di richieste, a volte, banali ma che le cantine nostrane non sono in grado di comprovare con dati e certificazioni. Si tratta di un primo assaggio del futuro descritto da Giuseppe Liberatore di Valoritalia. Un futuro in cui sarà obbligatorio essere sostenibili e dimostrarlo con l’ausilio di un ente esterno che lo certifica e guida i progressi anno per anno.
LE CANTINE ITALIANE SONO PIU’ SOSTENIBILI DI QUANTO APPAIONO
Arriviamo dunque al punto centrale del ragionamento sulla sostenibilità nelle cantine turistiche: molte sono impegnate in questa direzione ma poche sono capaci di comunicarlo perché le scelte etiche sono connesse alle convinzioni dei titolari e non a una strategia di marketing.
Un primo dato in questa direzione emerge da uno studio di Marta Galli (insieme alle professoresse Roberta Sebastiani e Alessia Anzivino) dottoranda all’Università Cattolica di Milano pubblicato da “Sustainability” nel 2021. Contiene le interviste a 23 produttrici. Il rispetto ambientale, il supporto alle comunità locali… è l’effetto del loro modo di vivere e di lavorare. Non parte da esigenze commerciali e quindi non viene comunicato con il risultato che queste aziende appaiono meno virtuose di quanto siano.
Arriva più o meno agli stessi esiti, ma fornisce dati e percentuali: l’indagine “Sostenibilità certificata ma poco comunicata: la virata necessaria per i brand del vitivinicolo”, di Altis e Opera dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha analizzato pratiche e comunicazione di 70 cantine leader in Italia (Allegrini, Antinori, Zaccagnini, Banfi, Barone Ricasoli, Berlucchi, Bottega, Botter, Cantina di Soave, Cantina Sociale di Orsago, Cantina Vallebelbo, Cantine La Vite, Cantine Riunite-Civ, Cantine Settesoli, Caviro, Cavit, Cecchetto, Cerester, Cielo e Terra, Collis Veneto Wine Group, Produttori Vini Manduria, Contri Spumanti, Cusumano, Duca di Salaparuta, Enoitalia, F&P Winegroup, Fantini Group, Feudi San Gregorio, Firriato, Fratelli Martini, Frescobaldi, Gancia, Genagricola, Gruppo Ermes, Gruppo Italiano Vini, Gruppo Santa Margherita, Italian Wine Brands, La Marca Vini e Spumanti, La Vis, Latentia Winery, Librandi, Livio Felluga, Losito e Guarini, Lunelli, Lungarotti Società Agricola, Masi, Mezzacorona, Michele Chiarlo, Mionetto, Mirafiore-Fontanafredda, Mondodelvino, Pasqua, Piccini 1882, Rocca delle Macìe, Ruffino, Schenk Italian Wineries, Tasca d’Almerita, Terra Moretti, Terre Cevico, Terre Cortesi Moncaro, Togni, Tommasi Family Estates, Torrevento, Tosti 1820, Tre Secoli, Valdo, Val d’Oca, Villa Sandi, Vivo Cantine e Zonin1821).
LA COMUNICAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’ DELLE GRANDI CANTINE
Si tratta di cantine grandi o talvolta molto grandi che quindi forniscono la rappresentazione della parte più alta della piramide produttiva del nostro Paese.
Sia la prima che la seconda indagine mostra la burocrazia come il primo e il maggiore scoglio. Troppe agenzie, sigle, sistemi di certificazione, ma soprattutto troppi fogli e troppo tempo per riempirli. Il risultato è che molte pratiche di sostenibilità non sono certificate e quindi non sono comunicabili al consumatore. Dopo quelle alimentari, presenti nel 57% del campione, le certificazioni più diffuse (53%) sono quelle di sostenibilità (su tutte Equalitas e Viva) soprattutto tra le cantine private, seguite dalle certificazioni di sostenibilità ambientale (46%) presenti soprattutto nelle cooperative. Sono meno utilizzate, fino ad ora, le certificazioni sulla sostenibilità sociale (cioè legate a salute, sicurezza sul lavoro, parità di genere …), presenti solo nel 21% dei casi e particolarmente fra i produttori con vigneti propri.
Il sito è lo strumento attraverso il quale vengono, più spesso, comunicate le scelte ecosostenibili. Il 78% delle cooperative e il 48% delle cantine private ha una sezione specificamente dedicata a questo nel proprio spazio web. C’è quindi chi lavora bene ma non lo dice. Infatti anche il numero di quelli che presentano le proprie scelte ambientali in un report è bassissimo: 18 cantine su 70.
LA COMUNICAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’ NELLE PICCOLE CANTINE
Se questi sono i dati relativi alle grandi imprese enologiche c’è da aspettarsi che le circa 35.000 cantine medio piccole o piccole siano ancora più indietro nella comunicazione della propria sostenibilità. Fanno eccezione quelle in cui le scelte etiche sono il cuore stesso della filosofia aziendale come ad esempio a Monte dei Ragni di Zeno Zignoli.
La stragrande maggioranza delle imprese con fatturati inferiori ai 5 milioni di Euro sono “virtuosi invisibili” ed io mi metto fra loro. La mia azienda ha pannelli fotovoltaici, fa molte azioni sulla sostenibilità sociale, come il Premio Casato Prime Donne, ha valorizzato un vitigno autoctono salvandolo dall’estinzione …. ma non ha una sezione sulla sostenibilità nel sito e ha piccolissimi cartelli che indicano la coltivazione BIO delle vigne…. In altre parole sono come il calzolaio che va in giro con le scarpe sfondate. Su questo cercate di non imitarmi.
LA COMUNICAZIONE DELLE SCELTE ETICHE E IL TURISMO DEL VINO
Per concludere vediamo quanto conta la percezione della sostenibilità per i turisti. Uno degli ultimi studi è stato effettuato dalla Deloitte in collaborazione con AICEO nell’estate – autunno 2022. Il 64% dei turisti italiani è influenzato nelle proprie decisioni di viaggio da considerazioni legate ad ambiente e sostenibilità. Cifra che sale al 71% per gli under 35. Il turismo sostenibile è associato alla tutela del territorio per il 60% degli intervistati.
Quindi le scelte ambientali fatte dalle destinazioni (località, strutture ricettive, produttori agroalimentari, luoghi da visitare …..) influiscono sulle scelte dei viaggiatori. Ma i turisti non trovano queste informazioni. Il 77% dei viaggiatori pensa che i siti di booking online e le agenzie di viaggio dovrebbero migliorare le informazioni sulle certificazioni sostenibili per facilitare la scelta del turista.
Solo il 30% dei viaggiatori dichiara di trovare con facilità informazioni sulle pratiche sostenibili delle strutture alberghiere o dei mezzi di trasporto. Per fortuna l’indagine non riguardava le cantine turistiche altrimenti le percentuali sarebbero state ancora più basse. Questo è triste perché una buona comunicazione sulle proprie scelte etiche porterebbe un vantaggio competitivo alle cantine turistiche più virtuose.