L’ENIGMA DEL VINO ETRUSCO

Donatella Cinelli Colombini presenta il libro l'Enigma etrusco a Montalcino nel tempio del Brunello

L’ENIGMA DEL VINO ETRUSCO

Un omicidio avvenuto 2500 anni fa diventa la trama di un romanzo di archeologi, visioni e indagini di polizia e la storia lontana diventa attualità e svela misteri

tarquinia-bacco l'enigma etrusco del vino e dell'acqua

tarquinia-bacco l’enigma etrusco del vino e dell’acqua Gianfranco Bracci Rossana Cedergren

di Donatella Cinelli Colombini 

La storia comincia nel quinto secolo avanti Cristo e si conclude pochi mesi fa fra la Toscana e l’Umbria. Sapevo alcune vicende etrusche e mi ha divertito vederla trasformare in romanzo giallo da parte di Gianfranco Bracci e Rossana Cedergren 

 

GIANFRANCO BRACCI E ROSSANA CEDERGREN E IL LORO ENIGMA ETRUSCO

Conosco Bracci da molti anni come ottimo giornalista e fotografo di viaggi oltre che grande appassionato di esplorazioni a piedi e in bicicletta. Il comune amore per la natura e per l’archeologia sono alla base della collaborazione con la Cedergren che ha aggiunto, a tutti i temi precedenti, anche un profondo interesse per il vino.
Da questa unione di passioni nasce L’Enigma Etrusco dell’acqua e del vino (pp 234 € 15) un libro storico-poliziesco che racconta dell’omicidio del mercante di vino Petrus avvenuto a Populonia per mano di Velio della nobile famiglia etrusca Marcni produttori di vino vicino a Perugia. Ed è proprio preparando il terreno per piantare una vigna che viene scoperta la tomba di quel casato mentre sono le strane visioni di donne, etrusche e contemporanee, con occhi di colore diverso a guidare gli archeologi alla ricostruzione delle vicende di 2500 anni fa.

 

LE CONTRAFFAZIONI DI VINO DALL’EPOCA ETRUSCA A OGGI

Il tutto si intreccia con due episodi di contraffazione: quella del vino greco dell’isola di Chio prodotto sulle coste toscane e fraudolentemente esportato in Francia e quello del vino del Trasimeno fraudolentemente commercializzato come Verdicchio di Matelica.

Anfora da Vino di Chio

Anfora da Vino

La truffa moderna assomiglia a vicende di contraffazione tristemente note dalle pagine dei giornali mentre quella etrusca è qualcosa di strabiliante per età e dimensione. Nel sesto secolo nell’isola greca di Chio capirono che immergendo i grappoli d’uva in mare per alcuni giorni questi appassivano velocemente consentendo di produrre vini dolci, alcolici e dal profumo molto piacevole. Il vero colpo di genio fu l’operazione di marketing. Neanche la CocaCola ha fatto di meglio. I produttori di Chio chiesero al più grande artista vivente, l’ateniese Prassitele (prima metà del IV secolo a C.), di disegnare le anfore per il loro vino. Avevano il collo corto e la forma angolata ed erano un packaging capace di farle distinguere da tutte le altre. Poi adottarono un marchio: una piccola sfinge stampigliata nell’argilla e simile a quella delle monete di Chio.

 

DAL VINO DI CHIO ALL’ANSONICA

Con una genialata del genere dominarono il mercato europeo arrivando per mare fino a Marsiglia e poi risalendo i fiumi. Tutto andò bene finché, sulla costa toscana, cominciarono a produrre dei falsi. Si procurarono le viti di Chio, quelle che oggi chiamiamo Inzolia-Ansonica, riprodussero il procedimento produttivo e persino le anfore. Sono stati gli archeologi a scoprire la truffa proprio intorno a Populonia dove il libro di Gianfranco Bracci e Rossana Cedergren colloca le attività truffaldine di Petrus. Questa come le altre citazioni sugli etruschi, che fanno parte della trama del romanzo, sono assolutamente esatte. Permettono, a chi è appassionato di libri gialli, di imparare moltissimo sulle civiltà che ci hanno preceduto e sul modo con cui alcune usanze sono arrivate fino ai giorni nostri…. Come l’abitudine a scambiare i vini…  Ironia della sorte sono io a presentare il libro di Bracci e Cedergren nel Tempio del Brunello, luogo consacrato a un vino di origine DOCG di origine controllata e garantita.