Troppi vini da 90 punti e troppo pochi da 100

Tenuta San Guido Sassicaia winery

Troppi vini da 90 punti e troppo pochi da 100

C’è un autentico affollamento di vini con punteggi di 90 centesimi o poco sopra mentre sono pochissimi i rating di 100 centesimi. Vi spiego perché

 

Casanova-di-Neri-Giacomo-Neri- vino con- rating-di-100-centesimi

Casanova-di-Neri-Giacomo-Neri- vino con- rating-di-100-centesimi

di Donatella Cinelli Colombini

Come spesso avviene la riflessione parte dalla lettura di un articolo intrigante su WineSearcher. Anche il titolo è intrigante <<Why arent there more 100 point wines>>. Perché i vini con 100 punti sono pochi? La risposta che mi viene spontanea è <<perché se fossero tanti questi riconoscimenti non varrebbe niente>> e ve lo dice una che lo sogna davvero.

 

100 CENTESIMI, UN PREMIO PER POCHI VINI COME TUTTI I PREMI IMPORTANTI

Tutti i premi importanti hanno pochissimi vincitori, basta pensare al Nobel oppure all’Oscar. Quando ho visitato il museo di Charlie Chaplin a Ginevra, ho notato che le gambe delle statuette erano abrase per essere state prese in mano tante e tante volte. Evidentemente anche una super star come Charlot li ostentava spesso.
Quindi non deve stupire se il numero dei vini insigniti con 100/100 è basso. Ma il ragionamento è più articolato e più intrigante.

 

Gaja Barolo-Sperss-2016-Robert-Parker 100-centesimi

Gaja Barolo-Sperss-2016-Robert-Parker 100-centesimi

CI SONO MOLTISSIMI VINI CON RATINGS DI 90 CENTESIMI O POCO OLTRE

La prima questione riguarda l’uso di scale di misura diverse. Perché la Michelin ha un sistema di stelle che arriva solo a tre?
Poi c’è l’affollamento dei 90 centesimi che è stato notato dal wine blogger britannico Jamie Goode. In pratica l’innalzamento qualitativo del vino in ogni parte del mondo ha causato una spinta verso l’alto dei giudizi.
Anche la commissione tecnica che valuta le vendemmie del Brunello fa sempre più fatica a tenere le valutazioni sotto il massimo di 5 stelle perché i campioni perfetti sono ogni anno più numerosi.
Va comunque considerato che i super buyer, come i monopoli canadesi, prendono in considerazione solo i vini sopra i 90/100 da parte della grande stampa del vino internazionale per cui arrivare a quel punteggio è indispensabile per fare buoni affari ed è l’aspirazione di tutte le cantine.
Io ho 9 vini sopra i 90/100 e vi assicuro che per una piccola cantina, come la mia, è un grandissimo risultato.

 

IL CIRCUITO MEDIATICO INNESCATO DAL BUON RATING

Bartolo Mascarello Barolo 2016-100-centesimi-da-Robert-Parker

Bartolo Mascarello Barolo 2016-100-centesimi-da-Robert-Parker

Altro elemento da valutare è il circuito mediatico innescato dal buon rating <<dare a un vino un punteggio alto aumenta la felicità del produttore che, a sua volta, effettua un’intensa azione di comunicazione, rafforzando ulteriormente la reputazione del critico>>.
Come ha giustamente osservato la Master of Wine Lisa Perotti-Brown a capo di Robert Parker-Wine Advocate, la scelta dei 100/100 va fatta con molta attenzione. In primo luogo i vini premiati devono godere di un forte apprezzamento dalla maggior parte degli appassionati e degli esperti di vino. Ovviamente i 100 centesimi dipendono da un giudizio soggettivo, che non può mettere tutti d’accordo, ma esprimono il grande apprezzamento di un critico esperto e onesto. Per lui è un vino perfetto, capace di farlo sognare.

 

E’ POSSIBILE SEMPLIFICARE I GIUDIZI? SECONDO ME NO

Alla fine dell’articolo Oliver Styles fa una proposta provocatoria: perché non smettiamo di dare giudizi in centesimi e semplifichiamo << due stelle per i vini che amiamo; una stella per i grandi vini e nessuna stella per tutto il resto>>.
C’è una proposta ancora più semplice stile osteria <<Buono – No Buono>>.
Temo, tuttavia, che nessun wine lover sarebbe interessato a rating del genere.