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Alberello e il cambiamento del clima nelle vigne

L’alberello rinnoverà il Brunello? Castello Banfi e Molinari ci credono e non sono i soli: con il global warming si moltiplicano le sperimentazioni

Alberello-Banfi

Alberello-Banfi

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Alberello è una forma di allevamento della vite molto antica. Tradizionalmente viene utilizzata in zone aride e terreni poveri come la Germania e la Francia Settentrionale e le regioni del Sud d’Italia e della costa meridionale del Mediterraneo. Ha un carico di grappoli scarso e, per questo, nel passato, è stato spesso sostituito da forme di allevamento più produttive come il cordone speronato o il tendone. In Toscana erano ben conosciuto fino dal medioevao: negli affreschi del Palazzo pubblico di Siena vediamo vigneti specializzati con filari ad alberello a Siena e nel Chianti (Buongoverno (1327-29) e tendone in Maremma ( Assedio di Giuncarico 1309).
A Pantelleria le viti ad alberello (500 ettari) per la produzione dello zibibbo sono iscritte nel Patrimonio dell’umanità dell’Unesco e dal 2016 sono protette da un Parco Nazionale, che è il primo della Sicilia.

Panelleria-alberello

Panelleria-alberello

Con il global warming l’alberello torna ad essere guardato con grande interesse anche fuori dai territori dove è tradizionalmente coltivato. Infatti permette alle viti di produrre uva di eccellente qualità anche in situazioni estreme per temperature e povertà d’acqua.
Al Castello Banfi, maggiore realtà produttiva di Montalcino con 3.000 ettari di superficie, di cui 850 coltivati a vigneto, sperimentano l’alberello dal 2002. Hanno inventato una forma nuova che è stata battezzata alberello Banfi oppure << “candelabro”, perché ne ricorda la forma>> come lo chiama scherzosamente l’agronomo Gianni Savelli.

La DOC Orcia riconferma Donatella Cinelli Colombini alla presidenza 

Vicepresidenti Giulitta Zamperini di Poggio Grande e Roberto Terzuoli di SassodiSole. Nel programma di lavoro molte iniziative nel territorio e maggiore visibilità all’esterno

Donatella Cinelli Colombini presidente Consorzio Doc Orcia

Donatella Cinelli Colombini presidente Consorzio Doc Orcia

Nata nel 2000, la giovane e ambiziosa Doc Orcia è in veloce innalzamento qualitativo e va annoverata fra le piccole denominazioni italiane emergenti. In occasione dell’Orcia Wine Festival 2016, evento che ogni anno porta a San Quirico d’Orcia migliaia di winelovers, il Consorzio ha rinnovato il suo Consiglio di Amministrazione riconfermando la Presidente Donatella Cinelli Colombini con Giulitta Zamperini e Roberto Terzuoli vicepresidenti e i consiglieri Andrea Giorgi (Sampieri del Fà), Capitoni Marco (dell’omonima azienda Capitoni), Paolo Salviucci (Campotondo), Emanuele Bizzi (Trequanda), Antonio Rovito (Val d’Orcia Terre Senesi), Olivi Giuseppe (Olivi-Le Buche), Roberto Rappuoli (Podere Forte) e Berni Valentino (Loghi). Infine Gabriella Giannetti (San Savino) ricopre il ruolo di Segretario e Marco Turillazzi quello di Sindaco Revisore.

Giulitta Zamperini Poggio-grande

Giulitta Zamperini Poggio-grande

Donatella Cinelli Colombini inizia il suo secondo mandato, forte del consenso dei soci ottenuto grazie al grosso lavoro dei tre anni passati. Eventi, contatti e comunicazione che si riassumono nel progetto “Orcia, il vino più bello del mondo”.
<< La Doc Orcia viene prodotta in una settantina di aziende di cui 41 iscritte al Consorzio. Il vino Orcia è ancora qualcosa di artigianale seguito con cura amorevole dai produttori stessi dalla vigna fino al cliente finale>> ha spiegato la Cinelli Colombini. La produzione totale della denominazione è di 240.000 bottiglie l’anno con il Sangiovese come principale vitigno dei rossi (Orcia con il minimo di 60% e Orcia Sangiovese con il minimo di 90% di Sangiovese anche nella versione riserva) e piccole quantità di Doc Orcia bianco, rosato e Vin Santo.