Prosecco, conviene o no usare questo nome?
La petizione della Confraternita di Valdobbiadene per togliere la parola Prosecco dalle bottiglie di Conegliano Valdobbiadene ha scatenato un putiferio
Di Donatella Cinelli Colombini
Forse l’ultima goccia è stata l’iscrizione del territorio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG nel patrimonio dell’umanità Unesco mentre i titoli della maggior parte dei giornali erano “Il Prosecco diventa patrimonio Unesco” come se Prosecco e Valdobbiadene fossero la stessa cosa. In effetti in una delle lezioni di marketing a cui ho assistito a New York il relatore faceva l’esempio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore per indicare un nome talmente lungo da non essere memorizzabile e pronunciabile per un americano oltre a confondere anche gli esperti.
PROSECCO UN NOME CHE CREA CONFUSIONE
Un problema simile a quella del Chianti con il Chianti Classico oppure del Vino Nobile di Montepulciano con il Montepulciano d’Abruzzo. Il Prosecco con il suo mezzo miliardo di bottiglie, il nome del vino italiano più cercato in internet e i 458 milioni di business nel solo primo semestre 2019, ha la forza di un fiume in piena e il Conegliano Valdobbiadene, benché più ricco di storia e tradizione finisce per confondersi perdendo la sua identità distintiva.
PETIZIONE PER TOGLIERE LA PAROLA PROSECCO DALLE BOTTIGLIE DI VALDOBBIADENE
Per questo motivo e per il rallentamento nella crescita commerciale del Prosecco, rallentamento che potrebbe trasformarsi in una frenata per effetto della brexit e dei nuovi dazi USA che faranno concentrare le cantine francesi e spagnole sui vini sparkling, nel Conegliano Valdobbiadene sono cominciati i ripensamenti sull’opportunità di usare il nome Prosecco Superiore in etichetta. In effetti il disciplinare di produzione della DOCG Valdobbiadene prevede già adesso la possibilità di riportare in etichetta solo il nome della località di produzione, senza quello del vino e quindi di togliere il termine Prosecco.