Vitigni ibridi resistenti e nomi che confondono
Il problema delle malattie della vite e dell’inquinamento, ne genera un altro: Cabernet Volos, N. Merlot Kanthus … sembrano cloni invece sono nuovi ibridi
Di Donatella Cinelli Colombini
Da un lato c’è un problema ambientale: il 65% di tutti i fungicidi usati in agricoltura vanno nelle vigne. Servono per combattere oidio e peronospora, due patogeni arrivati in Europa nell’Ottocento e, da allora, divenuti il principale problema dei vignaioli. Infatti l’altro “regalino” arrivato dal Nord America, la fillossera, è stata arginata sostituendo la radice europea con quella americana.
LA RICERCA DI VITI RESISTENTI A OIDIO E PERONOSPORA DURA DA OLTRE UN SECOLO
La ricerca di una possibile soluzione impegna i ricercatori da oltre un secolo. Uno dei rimedi proposti è stata la creazione di nuove varietà resistenti ottenute incrociando le viti europee con quelle americane o asiatiche. Nel corso degli anni le sperimentazioni sono state tantissime ma, nel 1936, l’uso di questi ibridi nella produzione del vino fu proibita. Le ricerche comunque continuarono e alcune tipologie furono omologate in Germania e nella Provincia di Bolzano.
I NUOVI VITIGNI IBRIDI RESISTENTI DI ALTA QUALITA’
In Italia l’Università di Udine e i vivai Rauscedo individuarono 10 ibridi resistenti riuscendo a farli iscrivere nel registro varietale italiano nel 2015: Fleurtai, B., Soreli, B. e Julius,N. Cabernet Eidos, N., Cabernet Volos, N. Merlot Kanthus, N., Merlot Khorus, N. Sauvignon Kretos, B., Sauvignon Nepis, B. e Sauvignon Rytos, B.
I nuovi ibridi si stanno diffondendo soprattutto nel Nord Est d’Italia perché le loro qualità enologiche sono di ottimo livello. Gli ibridi sono ammessi nella produzione dei vini da Tavola e gli IGT. Richiedono solo 2-3 trattamenti anticrittogamici all’anno e quindi appaiono particolarmente indicati in prossimità degli insediamenti e comunque delle abitazioni perché comportano un rilevante vantaggio ambientale.
Tuttavia c’è un secondo problema: i nomi con cui sono stati battezzati i nuovi ibridi dagli istituti di ricerca che li hanno registrati, in primis Friburgo. Cesare Intrieri, Professore di viticultura all’Università di Bologna, ha messo giustamente l’accento sulla confusione che ne deriva.