Vino, il valore creato nella vigna si perde per strada
La Bocconi promuove vigneti e cantine italiane ma boccia il marketing e la comunicazione del vino. Il dopo Expo promette bene per il padiglione vino
Di Donatella Cinelli Colombini vignaiola di Brunello
Cronaca di una mattinata in prima fila soffrendo nell’ascoltare una diagnosi ben nota sul vino che ancora non ha una cura.
Il Professor Andrea Rea “wine management Lab” della SDA Bocconi descrive la situazione del vino italiano come un sorriso storto. Il lato della bocca in cui si crea maggior valore è la vigna e la cantina. Sul lato opposto della bocca c’è la parte in cui questo valore va perduto. Purtroppo, noi italiani siamo più bravi a produrre uva e vinificarla che nelle strategie di mercato e comunicazione e dunque la bocca non ha un bel sorriso, bensì una
smorfia perché al consumatore non riusciamo a portare la stessa percezione di valore che abbiamo fabbricato nella vigna.
Brutto ma vero.
Anche se in questo momento le condizioni per giocare una partita vincente ci sono: i consumatori millennials che hanno trent’anni o giù di li, amano il piccolo e diverso, per cui la parcellizzazione del vino italiano in migliaia di etichette cessa di essere un problema e diventa un’opportunità come ha giustamente osservato Domenico Zonin Presidente Unione Italiana Vini.