DOPOBARBA DELLA TITA DELLA FARMACIA SALVIONI
Due storie montalcinesi, quella della Farmacia Salvioni inizia nel 1499 e quella di Tita è del dopoguerra prima in UK e poi nei giardini del Brunello
di Donatella Cinelli Colombini
A legare queste due storie, che racchiudono la vera anima della città del Brunello, c’è il Dopobarba della Tita che la Farmacia Salvioni ha creato all’interno della sua produzione cosmetica, come è avvenuto per secoli nelle antiche spezierie, per dedicarlo al loro cliente più affezionato.
Sembra una storia come tante altre ma invece contiene un racconto nobile e antico.
LA FARMAACIA SALVIONI E LA SUA STORIA DAL 1499
La farmacia Salvioni si trova nell’antica piazza del mercato di Montalcino accanto alle logge di mercanzia, cioè al grande portico dove si vendevano vasi, oggetti in rame, ortaggi, polli e granaglie.
Nel 1499 nelle quattro stanze, usate ancora oggi, Paolo Dei e Giacomo Marzuoli <<ilcinenses aromatarios in civitate ilcinea>>, esercitavano l’arte degli speziali, cioè dei farmacisti.
Nei primi anni del Seicento la spezieria di piazza passa dalla famiglia Tinelli agli Angelini ed è attivissima nella produzione di preparati terapeutici e di spezie per cucinare: pepe, mandorle, colla di pesce … ma anche dolci come pan pepati, copate e biricoccoli natalizi.
All’inizio del Settecento la farmacia cambia più volte di proprietà fino ad essere donata all’Ospedate di S. Maria della Croce che la affida al giovane speziale Clemente Santi che poi ne diventa proprietario. E’ di questo periodo il bel mortaio in bronzo con la data 1751 e lo stemma del S. Maria della Croce, che ancor oggi viene orgogliosamente esposto.
Nel 1814 troviamo nella farmacia suo nipote, anche lui Clemente Santi, laureato in farmacia all’università di Pisa dove Giorgio Santi insegna storia naturale e gode di enorme reputazione. Clemente è un intellettuale dotato di grande dinamismo e interessi storico-artistici oltre che agronomici, ha una corrispondenza con l’Accademia dei Georgofili, collabora con il Giornale Agrario Toscano e può essere considerato uno dei “padri fondatori” del Brunello e della famiglia Biondi Santi.