Basta con i non luoghi del vino
Non luoghi del vino, eventi fuori contesto e vini senza patria …. Sono questi alcuni esempi della perdita di identità che va contrastata con forza
di Donatella Cinelli Colombini
Dopo i lungi mesi di divieto agli spostamenti, le mascherine, i limiti alle riunioni in presenza…. cominciano le inaugurazioni delle nuove cantine. Tante, tante ma proprio tante in ogni parte d’Italia. Due a Montepulciano nella stessa settimana: Bindella Tenuta Vallocaia e Fattoria Svetoni. Ma gli investimenti nel vino continuano ovunque in Italia e basta viaggiare nel Barolo come sull’Etna per vedere le gru spuntare fra i vigneti. Segno positivo, di fiducia e ripartenza che tuttavia deve tradursi anche in salvaguardia dell’identità locale dei territori.
Solo i progetti dei più grandi architetti possono permettersi di ignorare la cultura locale. Esattamente come, a mio avviso, solo gli chef di enorme talento, possono permettersi di creare mettendo da parte le materie prime e le tradizioni del posto. Entrambi producono delle realizzazioni originali, uniche, dove il genio umano si esprime in libertà.
In tutti gli altri casi il rispetto dell’identità locale è un must.
I NON LUOGHI DEL VINO
I non luoghi sono quelle strutture che potrebbero essere ovunque nel mondo: svincoli autostradali, ospedali, supermercati …. In alcuni casi il loro carattere standardizzato dipende da esigenze tecniche come la necessità di spostare i malati con il loro letto, oppure di consentire il rifornimento dei reparti di vendita. Per questo non possiamo aspettarci che le tinaie o le bottaie delle cantine divergano molto le une dalle altre. Tuttavia l’aspetto esterno degli edifici può rispettare il paesaggio e la cultura locale.
Il punto vendita e la sala da degustazione sono le zone della cantina con meno esigenze tecniche e quelli in cui il produttore può maggiormente rappresentare la sua storia e dove l’identità locale andrebbe più rispettata.
Invece succede il contrario.