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Cenerentola nascita di un vino destinato a diventare un mito

A volte le imprese impossibili si realizzano. Cenerentola diventa un vino da fiaba e scala le classifiche mondiali conquistando i cuori prima delle menti

Cenerentola Orcia Doc con-le-pietre-del-fiume-Orcia

Cenerentola Orcia Doc con-le-pietre-del-fiume-Orcia

di Donatella Cinelli Colombini

Cenerentola la storia impossibile della ragazza perseguitata dalla sorte e dalla cattiveria degli uomini che ha il coraggio di sfidare il suo destino e riscattarsi grazie alle sue buone qualità. Nella fiaba lei fa innamorare il principe che poi la sposa, nella realtà tutte le donne sognano la grande occasione che in poco tempo le porta in alto.
Ma poi non tutte le donne hanno il coraggio di provarci come Cenerentola.
Io invece adoro le sfide. Più sono difficili e più mi attraggono. E quella della Doc Orcia, denominazione nata il 14 febbraio del 2000 sulle alte colline fra i territori del Brunello e del Vino Nobile, sembrava proprio una sfida impossibile.

FOGLIA TONDA VITIGNO AUTOCTONO  SENESE  ABBANDONATO DA UN

Cenerentola-Doc-Orcia-con-la-corona-in-etichetta- e la-lampada-celebrativa

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SECOLO FRA OPPORTUNITA’ DI SCOPERTE E RICERCHE MANCATE

Capii subito che la competizione con le due sorelle più grandi e famose, doveva essere fatta con un uvaggio diverso dal loro. Usare il Sangiovese in purezza significava trasformare l’Orcia in un Brunello di serie C.

Questo perché Montalcino ha una vocazione straordinaria per il Sangiovese che arriva a livelli straordinari.
Ma anche nell’ipotesi di trovare terroir ancora migliori nell’Orcia non avevano un brand forte come il Brunello. Purtroppo il concetto “vince il più bravo” è vero nello sport ma non nel vino dove i valori simbolici – posizionamento, prezzo, fama ….. – hanno la prevalenza sulla qualità intrinseca delle bottiglie.
Serviva un vitigno indigeno complementare al Sangiovese. Già vent’anni fa i supertuscan erano in fase calante e quindi un blend con Merlot, Cabernet o Syrah era da escludere. Quindi mi misi a cercare un vitigno autoctono promettente. Lo trovai per caso a una degustazione organizzata dalla Regione Toscana all’Enoteca Italiana di Siena. Il vitigno foglia tonda abbandonato da oltre un secolo ma chiaramente descritto dai libri di ampelografia toscana. Era presente nei vigneti del Barone di Ferro a Brolio e persino nei vigneti urbani dentro le mura di Siena.