Limiti del turismo del vino, no alla crescita illimitata
Il turismo è insieme un’opportunità e una minaccia per i territori del vino. Crea lavoro e sviluppo, ma allo stesso tempo consuma la destinazione
Di Donatella Cinelli Colombini, Fattoria del Colle, Casato Prime Donne
E’ importante salvaguardare l’integrità e i caratteri distintivi dei territori perché sono proprio questi elementi a calamitare i visitatori, quando le destinazioni diventano “turistiche” cioè massificate, falsificate, omologate … perdono appeal e vengono abbandonate dal turismo migliore. Diventano destinazioni da “mordi e fuggi” quello dei grandi numeri e dei piccoli prezzi.
Il fenomeno si chiama inquinamento turistico e un tempo veniva anche detto “sanmarinizzazione” riferendosi al piccolo stato allora assediato dai souvenir tarocchi. Più di recente ho letto la parola “chiantizzazione” che richiama la
trasformazione della splendida zona del Chianti Classico a causa della forte presenza di turisti e escursionisti. Il dito accusatore è quindi puntato verso una destinazione di turismo del vino. Un forte campanello di allarme per le wine destination italiane che quindi devono porsi seriamente il problema della buona gestione del turismo limitandolo e salvaguardando l’identità locale.
Per capire meglio la dinamica con cui un territorio si trasforma nella caricatura di sé stesso è indispensabile spiegare che le destinazioni turistiche vivono 4 fasi:
CATTURA istituzioni e privati mettono oggi sforzo nell’attrarre i visitatori che vengono accolti come ospiti graditi.
CONFLITTO i turisti aumentano di numero e utilizzano i servizi originariamente creati solo per i residenti (strade, parcheggi, acquedotti …) creando dei disagi a questi ultimi che reagiscono con atteggiamenti ostili. I prezzi dei generi di consumo, dei ristoranti ma anche degli immobili salgono e comprare una casa, per un abitante, diventa difficile.