Le 327 piccole denominazioni di vino devono sparire?
76 denominazioni imbottigliano il 92% del vino DOC-DOCG e c’è chi chiede di concentrare gli sforzi promozionali su queste e sui mercati maggiori
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Carlo Flamini, direttore de “Il Corriere vinicolo” organo di stampa dell’Unione Italiana Vini maggiore confederazione degli industriali del vino ci propone un articolo intitolato “Tempo di scegliere” con un duro attacco alle piccole denominazioni. Il punto di partenza è il resoconto di Valoritalia più importante ente certificatore dei vini italiani, sull’attività 2012-13. Proiettati su scala nazionale i dati Valoritalia ci mostrano una
concentrazione del 92% delle bottiglie Dop in 76 denominazioni mentre alle restanti 327 sarebbe riferibile solo l’8% dell’imbottigliato con una media di 3.000 hl pari a 40.000 bottiglie ciascuna. Questi numeri conducono il direttore del “Corriere vinicolo” a una riflessione sulle 10 denominazioni –vitigni maggiori << che hanno bucato i mercati, consentendo la sostenibilità dell’intero settore. E’ tempo di riconoscere laicamente la situazione e di mettere in grado le aziende che li producono di avere strumenti di promozione efficaci e mirati>> In altre parole si chiede di concentrare le risorse OCM secondo un nuovo criterio che privilegi le regioni, le denominazioni e i vitigni più forti: Prosecco, i due Chianti, Montepulciano, Asti, Moscato, Soave, Valpolicella e Toscana IGT, Sicilia, Terre di Sicilia, vini a base di Negroamaro e Primitivo.