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Altro che “Marcellino pane e vino”: il vino e il cinema americano.

Dallo spunto di un interessante articolo di Raphael Schirmer dell’American Association of Wine Economists, una riflessione sull’influenza del cinema sul vino, e viceversa.

Letto per voi da Bonella Ciacci

cinema e vino

cinema e vino

Per noi italiani, e per molti europei in generale, essendo il vino una tradizione consolidata, non sorprende più di tanto vedere un personaggio di un film o di un telefilm sorseggiare vino. Ma negli Stati Uniti, patria incontrastata del grande cinema e delle produzioni più importanti, le cose sono notevolmente cambiate da 80 anni a questa parte. Dall’epoca del Proibizionismo a film come “Sideways” o “Un’ottima annata”, non si può non notare come la cultura del vino e l’approccio verso di esso sia proprio ribaltato. Ma è la vita reale ad influenzare il cinema o il cinema ad influenzare la vita quotidiana?

Come riporta l’articolo del Wine Economists, gli Stati Uniti oggi sono il primo

Grande-Gatsby-Francis-Scott-Fitzgeraldremake-01

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stato in termini di consumo del vino e il quarto in termini di produzione, ed è un aspetto che è impossibile non si rifletta anche sulle sue produzioni cinematografiche, che sono specchio della società che rappresentano. Infatti, film come Il Grande Gatsby, dove si mostrava l’alta società americana, con le sue contraddizioni e le sue trasgressioni, con calici di champagne durante le feste mondane, rappresentava come in negli anni ‘20 (quelli del proibizionismo, tra l’altro) bere vino fosse segno di potere, di successo e di appartenenza ad una classe elitaria esclusiva, che quindi non si perdeva con whisky di contrabbando.