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Rosé una moda con giovinezza e celebrity

La rivoluzione rosè: alla cieca piacciono più dei rossi. Il neuro marketing rivela quanto la percezione del rosato sia condizionata da stereotipi negativi

Rosé una moda con voglia di denominazione

Rosé una moda con voglia di denominazione

Di Donatella Cinelli Colombini

Rosé una moda con voglia di denominazione. Successone rosè con i francesi e statunitensi a tirare la corsa dei consumi e un segno più del 43% e del 40% fra il 2002 e il 2014 ma soprattutto con una impressionate impennata delle vendite statunitensi che negli ultimi 12 mesi hanno segnato una crescita del 112%

I rosè italiani più ricercati provengono da Puglia e Abruzzo ed hanno nelle donne i principali estimatori.
Il boom dei rosè ha un risvolto anche digitale con un’esplosione di interesse nei grandi siti del vino. Fra i rosè più cercati del mondo nell’enorme portale di Wine searcher,

Sorrento rosè Rosé una moda con voglia di denominazione

Sorrento rosè Rosé una moda con voglia di denominazione

alcuni sono collegati a celebrità come lo Château Miraval di Brad Pitt e Angelina Jolie e questo ha decisamente incendiato l’attenzione. Ci sono ancora vini “fun” ma molti sono ottimi con punteggi sopra i 90 punti. Fra i primi 10 rosè più ricercati ce ne sono cinque della Provenza con al primo posto Château d’Esclans Whispering Angel. Ancora fra i top 10, due sono di Long Island e uno è italiano a base di Nerello Mascalese prodotto dal siciliano Frank Cornelissen Susucaru.
L’elemento nuovo, in questo quadro molto positivo, arriva del neuro marketing e dal Professor Vincenzo Russo dell’università Iulm di Milano che ha spiegato come reagisce il cervello dei consumatori alla degustazione dei rosati giungendo a risultati interessantissimi.<< Dagli anni ’70 in poi gli studi di economia comportamentale e le neuroscienze hanno dimostrato che i consumatori, lungi dall’essere esclusivamente