Dalla difesa all’attacco contro le malattie della vite
Per ora i vignaioli, soprattutto biologici, difendevano le viti da Peronospora e Oidio con un metodo preventivo ma la tecnologia permette di fare di più
di Donatella Cinelli Colombini
La scommessa è ridurre la chimica nel vigneto e lo strumento è l’elettronica cioè le stazioni metereologiche nelle vigne e l’elaborazione dei loro dati al fine di prevedere gli attacchi parassitari e la loro intensità.
EPI SIGLA FRANCESE PER PROBABILITA’ DI ATTACCO PARASSITARIO
L’impresa è complicata e infatti il gruppo al lavoro è numeroso e di altissimo livello. Il punto di partenza è EPI (Etat potentiel d’infection, Institut Francais de la Vigne et du Vin, Bordeaux) sigla francese che indica la probabilità di attacco di Oidio e Peronospora: EPI è un programma elaborato a Bordeaux la cui applicazione sul vigneto toscano e sul Sangiovese, è stata sperimentata nella zona di Panzano, a Greve in Chianti.
I partner scientifici del progetto sono l’Università degli Studi di Milano Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientale e Dipartimento di Bioscienze e SPEVIS SRL (Stazione Sperimentale per la Viticoltura Spevis). Quest’ultima è la società guidata dal mio agronomo Ruggero Mazzilli.
LA CURA CONTRO PERONOSPORA E OIDIO SECONDO UN MODELLO MATEMATICO
Le aziende coinvolte sono Basilica Cafaggio, Candialle, Casaloste, Le Cinciole, Fontodi, Molino di Grace, Le Fonti, Montebernardi, Reggine. Nel periodo 2020 e 2021 per tutto il ciclo vegetativo. Si tratta di vigneti BIOLOGICI certificati. Ovviamente il modello francese è stato adattato ad un’area grande con suoli e microclima diversi in modo da ottenere una valutazione del “rischio muffa” su ogni singola vigna.
Vale la pena di fare un passo indietro e capire come è nato EPI (Etat Potentiel d’Infection). Fu elaborato nel 1981 da Serge Strizyk per avere indicazioni sul momento ideale per i trattamenti antiperonosporici e antioidici. Considera il sistema clima-patogeno-pianta e si basa su un modello empirico cioè sull’esperienza. Successivamente EPI è stato oggetto di numerose modifiche inserendo i singoli eventi climatici in una storia che include anche lo svernamento delle oospore. Il fine era di definire più esattamente la probabilità che le infezioni primarie e secondarie potessero verificarsi ma anche la loro intensità in funzione degli eventi climatici precedenti, considerati non singolarmente ma nella loro sequenza.