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La guerra del Barolo

I Consorzi del Barolo-Barbaresco e Roero escono da Piemonte Land of Wine e la notizia arriva prima a Londra che a Montalcino. Una crisi che va risolta

 

Evento-Barolo-New-York-2020

Evento-Barolo-New-York-2020

di Donatella Cinelli Colombini

Inizio con due episodi: la mattina del 30 dicembre ricevo una telefonata <<sono Philip Willan, del Times di Londra>>, io lo avevo incontrato con il comune amico Alfredo Tesio della Stampa Estera di Roma <<mi ricordo di lei>> rispondo stupita,  <<vorrei la sua opinione sulla guerra del Barolo>> mi chiede lasciandomi a bocca aperta <<quale guerra?>> e lui <<quella fra i consorzi del Barolo- Barbaresco e Roero e gli altri consorzi dei vini del Piemonte>> mi spiega e io non riesco a trattenermi <<ma come? Prima lo scontro su Cannubi che è arrivato in Cassazione, poi la denuncia del precedente presidente del Barolo che dopo 5 anni è risultato innocente “perché il fatto non sussiste” e ora ricominciano ….  Matteo Ascheri è bravissimo, il miglior presidente che il Barolo abbia avuto in anni recenti …. Certo che se continuano a litigare si fanno del male>> e fornisco al giornalista i contatti per fare le interviste.

 

L’INCONTRO CON MATTEO ASCHERI NELLA SUA CANTINA DI BRA

2020-Barolo-Barbaresco-evento-NewYork

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Il secondo episodio riguarda il mio incontro con Matteo Ascheri nelle cantine di Bra in un complesso edilizio in cui ci sono anche un hotel molto raffinato, un ristorante di ottima cucina piemontese e presto ci sarà anche un centro wellness. La regina di questo piccolo regno, nel cuore di Bra a due passi dalla sede dello SlowFood, è la mia amica Cristina Ascheri, donna di grande ingegno. Incontro suo figlio Matteo in cantina. Alla morte del padre, lui ha lasciato una brillante carriera per rientrare nell’azienda di famiglia. La cantina è molto bella (con tocchi particolari come l’enorme masso quasi al centro e la sala da degustazione ipogea), perfettamente organizzata, pulita e in ordine. Quando dico “perfettamente” mi riferisco al senso del bello e dell’organizzazione che gli Ascheri hanno in modo fuori della media.

 

Cannubi la collina della discordia

La guerra è finta? 7 anni di contrasti sull’uso in etichetta la parola Cannubi passando da Tar, Ministero, Consiglio di Stato e Cassazione

Cannubi-Mappa-Barolo

Cannubi-Mappa-Barolo

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Se esiste un deterrente contro la voglia di zonazione dei vigneti di pregio, è la parola Cannubi. La meravigliosa collina di Barolo ha scatenato un contrasto così forte e lungo da compromettere i rapporti e persino la compattezza dello squadrone langarolo.
Cannubi, un nome quasi magico per chi ama il vino. Mio nonno Giovanni Colombini me ne parlava con un rispetto sacrale spiegandomi che Cannubi veniva usato sulle bottiglie ancor prima di Barolo. Quando finalmente la vidi rimasi impressionata da questo poggio coperto di vigne come fosse consacrato al vino. Una visione poetica che cozza contro la recente realtà: Cannubi si è trasformato in un nome che evoca veleni, avvocati, ricorsi, carte bollate e sentenze. Quasi un incubo che ha visto da un lato i Marchesi di Barolo e dall’altro un gruppo di produttori della stessa area.

Cannubi-e-dintorni

Cannubi-e-dintorni

Vediamo di capire questa intricatissima vicenda giudiziaria: la collina di Cannubi è divisa fra 5 delle 166 “Menzioni geografiche aggiuntive” previste dal disciplinare di produzione del Barolo DOCG approvato nel 2009. Esse sono Cannubi (14 errati), Cannubi San Lorenzo, Cannubi Valletta, Cannubi Boschis, Cannubi Muscatel per un totale di 37 ettari. Una goccia rispetto ai 1.900 ettari della denominazione Barolo.

La cantina pop a Cannubi arte o provocazione?

La cantina Astemia pentita progettata da Gianni Arnaudo nelle Langhe riapre il dibattito sull’opportunità di innovare o preservare i paesaggi del vino 

Cantina L'Astemia Pentita Langhe

Cantina L’Astemia Pentita Langhe

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

La storia è recente ma capace di incuriosire chiunque ami il Barolo. Sandra Vezza, una piemontese con una vitalità travolgente, è a capo di Italgelatine, gruppo industriale leader nella produzione di gelatine e, più recentemente, della Gufram nel settore del design. La vita non le ha risparmiato prove durissime: è rimasta vedova a 29 anni con un bambino piccolo, ma lei ha saputo reagire e affrontare la vita con coraggio e intraprendenza. Era astemia quando sei anni fa ha acquistato una tenuta nella collina più famosa del Barolo, Cannubi. Per costruire la sua cantina di Astemia pentita si è rivolta a un suo amico architetto di fama internazionale, anche lui piemontese, Gianni Arnaudo, quello del divano a forma di bocca che fece da scenografia alla prima convention dei vini di Langa agli esordi di Slow Food. Arnaudo odia le banalità e ancora più il prevedibile. Ecco che lui progetta per Sandra Vezza una cantina sotterranea con sopra due scatole da vino che ospiteranno uffici e sale degustazioni.