La guerra del Barolo
I Consorzi del Barolo-Barbaresco e Roero escono da Piemonte Land of Wine e la notizia arriva prima a Londra che a Montalcino. Una crisi che va risolta
di Donatella Cinelli Colombini
Inizio con due episodi: la mattina del 30 dicembre ricevo una telefonata <<sono Philip Willan, del Times di Londra>>, io lo avevo incontrato con il comune amico Alfredo Tesio della Stampa Estera di Roma <<mi ricordo di lei>> rispondo stupita, <<vorrei la sua opinione sulla guerra del Barolo>> mi chiede lasciandomi a bocca aperta <<quale guerra?>> e lui <<quella fra i consorzi del Barolo- Barbaresco e Roero e gli altri consorzi dei vini del Piemonte>> mi spiega e io non riesco a trattenermi <<ma come? Prima lo scontro su Cannubi che è arrivato in Cassazione, poi la denuncia del precedente presidente del Barolo che dopo 5 anni è risultato innocente “perché il fatto non sussiste” e ora ricominciano …. Matteo Ascheri è bravissimo, il miglior presidente che il Barolo abbia avuto in anni recenti …. Certo che se continuano a litigare si fanno del male>> e fornisco al giornalista i contatti per fare le interviste.
L’INCONTRO CON MATTEO ASCHERI NELLA SUA CANTINA DI BRA
Il secondo episodio riguarda il mio incontro con Matteo Ascheri nelle cantine di Bra in un complesso edilizio in cui ci sono anche un hotel molto raffinato, un ristorante di ottima cucina piemontese e presto ci sarà anche un centro wellness. La regina di questo piccolo regno, nel cuore di Bra a due passi dalla sede dello SlowFood, è la mia amica Cristina Ascheri, donna di grande ingegno. Incontro suo figlio Matteo in cantina. Alla morte del padre, lui ha lasciato una brillante carriera per rientrare nell’azienda di famiglia. La cantina è molto bella (con tocchi particolari come l’enorme masso quasi al centro e la sala da degustazione ipogea), perfettamente organizzata, pulita e in ordine. Quando dico “perfettamente” mi riferisco al senso del bello e dell’organizzazione che gli Ascheri hanno in modo fuori della media.