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GLI INNOVATORI DEL VINO ITALIANO 5

NELLA MIA CARRELLATA SUI PIONIERI DEL VINO ITALIANO MODERNO, HO TRASCURATO IL SUD ITALIA CHE INVECE PULLULA DI UOMINI RIVOLUZIONARI SPESSO IN FAMIGLIE DI INNOVATORI

Marco De Bartoli gli innovatori del vino italiano

Marco De Bartoli gli innovatori del vino italiano

 

Una cinquina di innovatori del vino del Sud Italia. Sono personaggi straordinari, per intuito, capacità e coraggio anche se spesso non hanno avuto la stessa visibilità degli omologhi piemontesi o toscani a cui la stampa e il mercato hanno dedicato maggiore attenzione e un successo commerciale relativamente più facile.
Gli uomini del Sud sono spesso inquadrati in lunghe storie familiari nelle quali il loro genio si mescola fino a farli apparire come parti di un polittico e non come protagonisti di un ritratto.
Rinnovo la mia richiesta a mandarmi suggerimenti al fine di arrivare a 100 profili di personaggi che hanno cambiato il vino italiano donatella@cinellicolombini.it.

 

MARCO DE BARTOLI

 

Marco de Bartoli si infuriava vedendo la Marsala di qualità mediocre e prezzo bassissimo negli scaffali dei supermercati. Un furore che si scatenava anche su chi chiamava il suo vino Marsala <<perché non è fortificato come il prevede il disciplinare del Marsala vergine>>.

Cantine turistiche cambiano dopo il covid 1

4 le principali novità e 4 parole chiave: esperienza, digitale, cambio di target e ambientalismo. Primo punto l’offerta enoturistica fotocopia deve finire

 

Di Donatella Cinelli Colombini

Cantine Dei - Montepulciano: enoturismo che cambia

Cantine Dei – Montepulciano: enoturismo che cambia

Tante novità in parte già evidenti e, in certi casi, appena visibili, che tuttavia richiedono un immediato adeguamento dell’offerta enoturistica da parte di chi vuole riconquistare i flussi e il successo che aveva prima del covid.

 

CAMBIARE L’ACCOGLIENZA TURISTICA PER TORNARE AL SUCCESSO

L’alternativa, per chi non cambia, è apparire come qualcosa di vecchio, “déjà vu” e non più adeguato rispetto ad un visitatore che esce dalla pandemia profondamente diverso: ha un nuovo profilo, nuovi bisogni, nuovi modi per cercare e prenotare le visite in cantina.
Sotto molti aspetti quello che, per le cantine turistiche, oggi appare immediatamente necessario, era già una tendenza a cui dare una risposta prima del covid; l’epidemia ha solo accelerato in pochi mesi l’evoluzione della domanda che sarebbe comunque avvenuta in cinque o dieci anni. La difficoltà di adeguarsi a questo scenario modificato, nasce dalla crisi che il coronavirus ha creato nelle cantine sotto forma di difficoltà commerciali. Una problematica forte soprattutto nelle piccole imprese e in quelle distribuite principalmente nell’HORECA.

Segway Argiolas: enoturismo che cambia

Segway Argiolas: enoturismo che cambia

Altro elemento critico è il turismo che colpisce le imprese del vino sotto più aspetti: nella vendita diretta e nel sottoutilizzo delle strutture di ristorazione e pernottamento costruite negli ultimi trent’anni come integrazione dei redditi agricoli o come complemento alla propria impresa.
Un quadro complicato che tuttavia va affrontato con coraggio e tempestività cercando di mediare fra le esigenze del target enoturistico attuale, costituito soprattutto da italiani, e quello futuro che, come tutti speriamo, avrà un carattere più internazionale, a somiglianza di com’era prima del 2020.
Dividerò l’argomento in 4 capitoletti: noia e scoperta come cambia l’offerta enoturistica, innovazione e last minute come cambia la ricerca delle cantine, donne e enoturisti per caso come cambia il target, ambiente e overtourism come cambiano i valori.

 

NOIA E SCOPERTA, COME CAMBIA L’OFFERTA ENOTURISTICA

Le cantine italiane aperte al pubblico erano 25 nel 1993 e quasi trent’anni dopo sono diventate 30.000. Questo ha originato un’assoluta necessità di differenziarsi, infatti se le prime 25 aziende potevano soddisfare i visitatori spiegando i processi produttivi e offrendo un assaggio del proprio vino, un’offerta simile apparirebbe noiosa e poco attraente, nelle condizioni attuali.
Ma purtroppo proprio così che si è configurata l’offerta enoturistica, come una fotocopia. La stragrande maggioranza delle cantine turistiche propone la stessa visita standard e questo ha diffuso la convinzione che <<uffa, sono tutte uguali>> spingendo più di un turista con propensione enogastronomica a scegliere l’escursione nell’ovile delle pecore con caseificio, invece di un tour fra le botti.