metà dei nostri connazionali è entrato nei sotterranei di Bacco almeno una volta Tag

CAMBIARE L’ACCOGLIENZA IN CANTINA 10

Le cose da ricordare sono: chi non si distingue si estingue, meglio fidelizzare che cercare nuovi clienti, bisogna fare squadra senza competere sul prezzo

 

Cantina-Gianfranco-Fino-la-necessità-di-essere-unici-parte-dai-progetti-edilizi

Cantina-Gianfranco-Fino-la-necessità-di-essere-unici-parte-dai-progetti-edilizi

di Donatella Cinelli Colombini

Le 4 premesse:
• ogni cantina può diventare una destinazione enoturistica ma chi è vicino ai flussi dei visitatori deve investire meno per farsi conoscere,
• i turisti vanno costantemente riconquistati ricordando che fidelizzare chi è già venuto costa meno che attrarre un nuovo visitatore,
• il mercato turistico è enorme e in veloce crescita; chi è da solo è invisibile. Per competere bisogna fare squadra,
• i requisiti indispensabili di ogni destinazione turistica sono tre, il carattere unico, la fama, infine l’organizzazione, cioè l’accessibilità e la capacità di commercializzare.

 

LE CANTINE ITALIANE SONO DAVVERO TUTTE UGUALI?

Da questi presupposti derivano le decisioni sulla wine hospitality in cantina e sulla gestione turistica dei distretti enologici.
Iniziamo dall’elemento senza il quale la destinazione enoturistica non esiste: la diversità. Il luogo uguale agli altri non vale il viaggio per andare a vederlo. Per questo la cosa più urgente è diversificare l’offerta turistica delle cantine che ora vengono percepite come <<tutte uguali>>. Un problema che nasce dalla cultura rurale che è analogica, cioè acquisisce le novità e le riproduce per imitazione senza modificarle. In altre parole la cultura della terra non è di stampo evolutivo.