Cosa insegna una gamba rotta
Una gamba rotta insegna che in un attimo la tua vita può cambiare, che gli ospedali sono un capolavoro sanitario ma un disastro organizzativo e tanto altro
Di Donatella Cinelli Colombini
Sembra assurdo ma l’esperienza della gamba rotta (frattura di 3 malleoli e lussazione) mi ha rivelato molte cose di me e del mondo che mi circonda. Cose che non conoscevo o che pensavo non mi riguardassero. Non sapevo di riuscire a sopportare il dolore. Non sapevo che sarei entrata in sala operatoria calma e non tremolante. Non sapevo che affrontare la disabilità, la non autosufficienza sarebbe stato così difficile: da non poter fare la doccia da sola in poi. Non avevo l’esatta percezione di quanto uno scalino possa diventare una barriera insormontabile e le scale di casa un’autentica prigione.
UNA GAMBA ROTTA INSEGNA COSA SONO LE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Per una persona sana è difficile capire cosa significhi essere non autosufficiente e soprattutto immaginare che può succedere a chiunque in un attimo.
Ho imparato che il gesso è più comodo del tutore. Il tutore non scivola sulle lenzuola e di notte va infilato in un sacchetto (il mio era di una borsa di Fendi molto chic!) ma permette di ricominciare a camminare. Ho imparato che la fisioterapia del piede è molto meno dolorosa di quella del braccio. E devo alla bravissima Simona Ghezzi se ho ricominciato a camminare senza stampelle dopo due mesi dall’operazione.
Ho imparato che mettersi le scarpe è l’unica cosa che non si può fare da soli.
OSPEDALI ITALIANI: CAPOLAVORO SANITARIO E DISASTRO ORGANIZZATIVO
Ciò che mi ha sbalordito è la doppia faccia degli ospedali. Da un lato la bravura di medici e infermieri e dall’altro la completa disorganizzazione dei servizi. Per far funzionare gli ospedali non serve altro personale sanitario ma dei manager molto energici. Cartellonistica sbagliata, fogli attaccati uno sopra l’altro e in numero enorme con effetto baraccopoli. Alla fine, anche se le indicazioni ci sono, non si trovano. Procedure amministrative complicate, lunghe da realizzare e poco digitalizzate, l’organizzazione è ancora pre-internet.
Accentua l’effetto degrado la pessima manutenzione: muri scrostati, ascensori lentissimi, pavimenti di materiali plastici presumibilmente adatti alla sterilizzazione ma pieni di gobbe. Così come è sconcertante lo scoordinamento dei servizi per cui, ad esempio, l’ingresso dei pazienti destinati alle sale operatorie non coincide con l’inizio della consegna delle sedie a rotelle. Come ci arrivano ai loro reparti?