Prosěk contro il Prosecco
Finirà come con il Tocai friulano-Tokaij ungherese? Ovviamente nessuno può togliere agli italiani il nome Prosecco ma escludiamo di autorizzare il Prosěk

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Di Donatella Cinelli Colombini
La Croazia, ha chiesto all’Unione Europea il riconoscimento della menzione tradizionale “Prosěk” e i produttori di Prosecco si sono arrabbiati chiedendo una ferma opposizione in sede politica. La vicenda assomiglia molto a quella che ha costretto i produttori di Tocai a chiamare il loro vino Friulano a causa dell’assonanza con il Tokaij ungherese. In questo caso le bollicine italiane hanno un nome simile a un vino fermo dolce ottenuto da uve rosse appassite che tradizionalmente si chiama Prosěk. Due vini che non hanno un gusto simile ma che dalla sola etichetta possono confondersi.
I MARCHI ITALIANI DEVONO ESSERE TUTELATI DALLE AUTORITA’ PUBBLICHE
La vicenda Tocai brucia ancora e il mondo del vino chiede al Ministro Stefano Patuanelli di mostrare i muscoli come fecero gli ungheresi 25 anni fa e difendere le cantine da cui provengono i 620 milioni di bottiglie prodotte dalle tre Do del Prosecco. Come ha spiegato Paolo Castelletti, Segretario Generale UIV, <<complessivamente il mercato dello sparkling tricolore più famoso nel mondo vale 2 miliardi di euro di fatturato annuo, di cui un miliardo all’estero (2020), l’equivalente del 16% sul totale export italiano>>.

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E il giovane ingegner Patuanelli a capo del MIPAAF si è armato di coraggio ed è partito all’attacco. Accanto a lui si è schierato il coordinatore del Gruppo S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro, scrivendo una lettera al commissario all’Agricoltura Ue, Janusz Wojciechowski.
COME L’UE DIFENDE LE DENOMINAZIONI E I CONSUMATORI
In linea di principio il Prosecco dovrebbe essere al sicuro perchè la normativa europea appare chiara nel vietare il riconoscimento di nomi o menzioni tradizionali – come appunto ‘Prosek’ – nel caso esistano Dop/Igp con cui il consumatore potrebbe confonderle. Quindi le leggi esistenti difendono il consumatore contro quei nomi che potrebbero indurlo in errore circa la natura, la qualità o la vera origine dei prodotti. In maniera indiretta difendono quindi anche i brand e le denominazioni esistenti. <<Il Prosecco italiano dovrebbe avere le carte in regola per potersi difendere visto che con la revisione dei disciplinari del 2009 fu introdotto nell’area Doc anche il paesino di Prosecco in provincia di Trieste e quindi la denominazione è anche un nome geografico>> ha scritto Giorgio dell’Orefice del Sole 24 Ore.