Complessità: per me è l’anima del vino
La complessità del vino è soprattutto aromatica e nel Brunello è la somma di quattro momenti: la vigna, la vinificazione e la maturazione e l’affinamento
Di Donatella Cinelli Colombini, cantine Casato Prime Donne, Fattoria del Colle
Molti pensano che la complessità del vino dipenda soprattutto dalle ultime due ma io non sono d’accordo. E’ vero: scegliere fusti di rovere di foreste centenarie e tonnellerie artigiane di grande qualità ha un’ importanza notevole. Per questo i miei tonneau vengono da 5 laboratori dove il legno rimane sotto la pioggia per anni e la lavorazione è manuale. La varietà dei legni e delle tostature aumenta la complessità.
Tutto vero ma la complessità, secondo me deve essere nell’uva. La maturazione in botte così come l’affinamento in bottiglia esalta la complessità del vino esattamente come un grande pianista esalta la bellezza della musica.
E’ una verità che ho capito vendemmia dopo vendemmia facendo errori e esperienze. La complessità dell’uva e quindi del vino aumenta con l’età dei vigneti e la crescita del loro patrimonio biologico. Per questo è indispensabile mantenere vivo il terreno e mantenere le viti in perfetto equilibrio. La qualità dei cloni, la quantità di uva di ogni pianta ma soprattutto il carattere del terreno, che deve essere di età geologica importante ( i miei sono pliocenici e neo quaternari) … tutto conferisce complessità. E tutto va preservato adottando un’agricoltura rispettosa dell’ambiente: biologico ma non solo.