I 10 padroni delle nostre tavole
10 multinazionali controllano il 70% di ciò che arriva in tavola nel mondo. Una concentrazione che ha aumentato i profitti e la forza. Nel vino non è successo
Di Donatella Cinelli Colombini Brunello Casato Prime Donne
Nestlé (90,3 miliardi), Pepsicola (66,5 miliardi), Unilever, Mondelez, Coca Cola, PLC, Mars, Danone, General Mills, Kellogg’s insieme hanno un fatturato doppio del pil di tutti i Paesi poveri: 450 miliardi di dollari di giro d’affari e 7.000 miliardi di capitalizzazione. Una cifra enorme e capace di cambiare il destino di intere zone del mondo solo decidendo di orientare il gusto dei consumatori verso una maggiore o minore dolcezza. Pensate che attualmente la superficie coltivata a canna da zucchero è grande come l’Italia.
Dentro le multinazionali del cibo ci sono circa 500 brand come Philadelfia o Toblerone e Milka che sono in realtà quelli conosciuti dai consumatori. Si tratta di marchi globali, mentre prodotti senza una diffusione planetaria vengono acquisiti solo per entrare in determinati mercati e poi rivenduti, come è successo per Findus. Strategie a suon di miliardi e concentrazioni sempre più grandi al punto da fare paura. Fin ora la politica è stata in grado di indirizzare certe scelte come è accaduto con Nestlé, Mondelez e Mars per quanto riguarda le donne che lavorano nelle piantagioni di cacao. Ma è anche possibile che il rapporto di forza si inverta.