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Angelo Gaja contro chi ha la verità in tasca

Appello di Angelo Gaja a mettere da parte fobie e ideologie per guardare alla salvaguardia dei vigneti con la mente aperta cercando solo qualità e salute

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Pubblico molto volentieri le riflessioni del mio amico Angelo Gaja. Anch’io, come lui, non amo gli integralisti quelli assolutamente certi delle loro scelte e mai disposti a valutare alternative. Tuttavia sono spaventata dagli interventi sul DNA e da un’ingegneria genetica che, anno dopo anno, manipola la natura senza sapere con certezza gli effetti futuri. Per questo mi limito a coltivare le mie vigne in modo biologico sperando che venga trovata al più presto un’alternativa naturale a rame e zolfo. Può darsi che questa alternativa sia quelle viti resistenti ai parassiti, come dice Angelo Gaja. Per ora è difficile dare una risposta ma la cosa importante è aprirsi a ogni ipotesi senza paura o prevenzione ricordando che, nel

Angelo-Gaja

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passato, atteggiamenti simili hanno paralizzato il progresso scientifico per millecinquecento anni. Donatella Cinelli Colombini

Di Angelo Gaja marzo 2016
Tra il 1850 ed il 1890 si abbatterono sulla viticoltura europea l’oidio e la peronospora, fitopatologie nuove ed aggressive come non si erano mai viste nei secoli precedenti. I viticoltori dovettero imparare a combatterle sistematicamente con l’impiego di antiparassitari, zolfo e rame, se volevano salvare la produzione d’uva. Come non bastasse, qualche tempo dopo arrivò la fillossera ad innescare la moria delle viti, a seguito della quale si fu costretti ad estirpare la totalità dei vigneti per reimpiantarli successivamente su portainnesto di vite americana, quest’ultima resistente alla malattia. Sembrò a quel tempo che la viticoltura europea ricevesse un colpo mortale.