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A 30 anni dal metanolo come cambiano il vino e i consumatori

L’identikit del consumatore di vino italiano a 30 anni dal metanolo: è un wine lovers che beve poco, bene, rosso, regionale, fuori casa e visita le cantine

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30 anni da metanolo

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

I 30 anni dal metanolo hanno rivoluzionato la produzione, i consumi e persino quelli che, in Italia, producono vino.
I consumi sono al minimo storico: 37 litri all’anno cioè la metà del 1986 (68 litri), l’anno tragico del vino al metanolo che fece 23 morti e decine di intossicati. Oggi il vino italiano consumato all’estero è più di quello bevuto dentro i confini nazionali. In effetti il 2015 ha segnato il record dell’export con 5,4 miliardi e un incremento del 575% dal 1986 quando l’Italia era la terra dello sfuso a buon mercato e vendeva all’estero per soli 800 milioni di Euro. Attualmente una bottiglia su cinque fra quelle esportate nasce nelle cantine italiane e per oltre la metà contiene vini DOC e DOCG.
Negli stessi 30 anni dal metanolo anche la produzione italiana di vino si è contratta enormemente passando da 76,8 milioni di ettolitri a 47,4. Un volume che tuttavia ci pone al primo posto nel mondo, davanti ai francesi.

BaroloBrunello 2014 Barolo Ceretto

Vino italiano a 30 anni dal metanolo BaroloBrunello alleanze al vertice

Accanto al segno meno sulla produzione c’è tuttavia il segno più sulla qualità che traspare anche dalle percentuali del vino con denominazione: era il 10% nel 1986 ed oggi è il 35% (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt).
Il Dossier “Accadde domani” presentato da Coldiretti e dalla Fondazione Symbola fotografa la contraddizione di un Paese con 35.000 sommelier ma un consumo del vino in progressivo calo. Insomma se da un lato crescono i wine bar, le visite in cantina e la capacità di degustazione, dall’altro il vino sembra diventare più un argomento di conversazione che di consumo.
IL tracollo dei consumi sembra riguardare il 73% del vino che è bevuto in casa, prevalentemente durante i pasti, cioè i consumi tradizionali, perché quello servito al ristorante è previsto in aumento di oltre l’8% nei prossimi due anni. Crescerà soprattutto il consumo al bicchiere, dominato, nel 94,5% dei casi, dalle etichette locali o regionali.