Wine lover USA salvatori o killer dei vitigni autoctoni?
Consumatori USA diavoli o angeli? Mike Steinberger da Wine Searcher dice che salveranno la diversità nel vino con il loro nuovo amore per il piccolo e diverso
Di Donatella Cinelli Colombini
Ricordate Mondovino, il controverso documentario di Jonathan Nossiter del 2004, che scosse l’enologia mondiale denunciando Robert Parker e gli Stati Uniti come quelli che avrebbero distrutto le diversità nel vino? Ebbene forse il vento è cambiato e sarebbero proprio i consumatori a stelle e strisce, che nel frattempo sono diventati il maggiore mercato mondiale del vino, a cercare l’artigianalità e i vitigni rari. Un’inversione di tendenza che,
secondo Mike Steinberger, vede i Paesi produttori più attratti da gusti nuovi e gli americani indirizzati su quelli tradizionali. L’argomento, nuovo e sicuramente stimolante, arriva da un articolo di Wine Searcher che, sebbene abbia ridotto il numero dei contributi giornalistici, è sempre capace di risvegliare l’attenzione e la discussione. Ed ecco che l’articolo propone diverse testimonianze: il Riesling nella versione tradizionale, con residuo zuccerino percepibile, avrebbe più successo in USA che in Germania. Stessa cosa lo Sherry che dopo anni di rallentamento commerciale, ha trovato nei giovani di New York e San Francisco dei nuovi fan.
Indubbiamente l’inversione di tendenza esiste davvero e c’è un progressivo allontanamento dai vini standardizzati con molta struttura, frutto e legno, mentre l’attenzione si concentra su ciò che è naturale, diverso, con un forte vissuto alle spalle. Ma non credo che questa sia una caratteristica esclusiva del mercato statunitense e dunque non condivido l’opinione di Steinberger che gli << American drinkers are the world’s grape saviors>> i consumatori americani sono i salvatori dei vitigni del mondo. Se mai è corretto pensare che siano i millennials USA, che bevono meno e meglio delle generazioni precedenti, ma sono anche antiglobal e alla ricerca del nuovo, a fare tendenza nel mondo come per la musica o l’abbigliamento.
Infine l’analisi di Mike Steinberger sulle ragioni del cambiamento: la minore influenza di Parker e quella crescente del web, inoltre il prezzo troppo alto delle bottiglie provenienti dalle zone più reputate – Bordeaux e Napa Valley- che ha spinto i consumatori verso regioni del vino emergenti. A queste io aggiungerei un nuovo bisogno di natura e di biodiversità che pervade l’intero pianeta e che potrebbe mettere le ali alle piccole cantine italiane dove passione e tradizione vanno di pari passo, come nella Doc Orcia o nel Brunello.