Bonella, un nome antico per una donna moderna
Il mio nome – Bonella – è strettamente legato alla storia medievale di Trequanda il paese in cui si trova la Fattoria del Colle dove lavoro nell’accoglienza turistica. Bonella o Bonizzella dei Cacciaconti della Scialenga faceva parte deella famiglia dei feudatari di un immenso territorio a Sud di Siena. I miei genitori mi chiamarono Bonella perchè questo era il nome di una zia di mia madre, a cui lei era particolarmente legata
Io ho portato questo nome per tanti anni in modo quasi inconsapevole, anzi, subendolo. Essendo inusuale, ed essendo il suffisso
“ella” facilmente applicabile alla fine di qualsiasi parola, le scuole sono state un incubo.
Canzoncine di scherno, rime di ogni genere, fino ad arrivare ad una lista di ben 72 soprannomi stilata dai compagni di classe delle superiori, tra i quali figuravano anche citazioni letterarie (Bonella Pirandella) o calcistiche (Bonella Montella).
Solo con il tempo ho imparato ad apprezzare l’unicità di questo nome, vivendolo come un mio punto di forza, un tratto che mi contraddistingue tra tutte e allo stesso tempo mi lega al mio territorio e alle mie tradizioni. E’ curioso che, involontariamente, mi sia ritrovata a lavorare alla Fattoria del Colle, vicino a Trequanda. In fondo alle scale che portano nella reception dove lavoro c’è la campana della Beata Bonizella. E proprio alla Fattoria del Colle, guarda un po’ le coincidenze, nacque la mia bisnonna Maria Marchi, mamma del mio nonno materno. Chissà, forse si è chiuso un cerchio…perchè se ne apra un altro.
La Beata Bonizzella Cacciaconti visse a Trequanda nella seconda metà del Duecento. Fu tanto pia e caritatevole in vita, quanto fu una protettrice dei poveri e degli oppressi dopo la morte. Tanti eventi prodigiosi, o miracoli, si sentono raccontare tutt’oggi in queste zone, dalle persone anziane che ancora tramandano a voce ai propri nipoti le storie e le tradizioni.
Si racconta che il corpo della Beata venisse ritrovato grazie alle api che, entravano e uscivano dal luogo dove era sepolta e che le avevano fatto un calice di cera tra le mani. Il corpo era ancora intatto come se lei fosse solo dormiente. La Beata ha protetto soprattutto le giovani donne del luogo. Quando venivano minacciate da malintenzionati e si rivolgevano a lei, i cattivi perdevano temporaneamente la vista. La Beata Bonizzella viene celebrata a Trequanda la seconda domenica di Maggio, anche se la ricorrenza del ritrovamento del suo sepolcro pare fosse il 6 Maggio. Per la festa della Beata generalmente piove a dirotto. Oltre alla processione per le vie del paese avviene un pellegrinaggio da Trequanda alla Fattoria di Belsedere dove la Beata visse. Lungo il percorso c’è la sosta alle “petronte” uno sprone roccioso che, secondo la tradizione popolare, contiene l’impronta della sua mano dove è stato costruito un piccolo tabernacolo.