Barbara Sgarzi maestra di social media wine
Come si adoperano ed a cosa servono i canali social del vino. Barbara Sgarzi ci spiega, ad esempio perché il numero dei like vuol dire poco o niente
di Donatella Cinelli Colombini
Per capire l’utilità del manuale Social media wine – Strategie, strumenti e best practice per comunicare il vino online (Apogeo pp 147, € 22,50), di Barbara Sgarzi trascrivo alcuni esempi che mi hanno particolarmente colpito al punto dal pensare di fare lo stesso al ristorante della Fattoria del Colle.
THIS IS NOT A SUSHIBAR UN ESEMPIO DI SOCIAL MARKETING BEN RIUSCITO
Il ristorante This is Not Sushibar di Milano ha realizzato una particolare azione di social marketing con risultati spettacolari. La proposta era rivolta agli instagrammer e chiedeva loro di postare un’immagine mettendo un tag al ristorate. Chi possedeva fra 1.000 e 5.000 followers avrebbe ricevuto in cambio un piatto di sushi, due piatti per chi era seguito da 5 a 10.000 persone, quattro piatti per chi aveva 50.000 seguaci e otto pietanze giapponesi da 50 a 100.000 mentre veniva offerta una cena gratis a chi aveva un portafoglio di contatti superiore ai 100.000. Ebbene la proposta lanciata nell’ottobre 2018 su un solo ristorante ha portato, dopo un mese, ad un aumento del fatturato del 13,4% nell’intera catena con un ulteriore +7% a novembre. Il This is Not a Sushibar che aveva intrapreso l’iniziativa ha visto crescere lo scontrino medio da 36 a 41€.
Tutto questo coinvolgendo solo 133 influencer che con i loro post hanno raggiunto oltre sette milioni di potenziali clienti.
SOCIAL MEDIA WINE – UN MANUALE PER CHI AMA IL VINO E VUOLE IMPARARE A USARE LA RETE
Un altro esempio dell’utilità del manuale di Barbara Sgarzi riguarda il turismo del vino. L’indicazione è talmente ovvia che mi ha fatto sentire una scema. Infatti io sono un’esperta di turismo del vino ma non ci avevo pensato. Il titolo del paragrafo è “Visite in cantina: vogliamo tanti post? Facciamo facile”.
Spesso la cantina è sotto terra dove non c’è collegamento telefonico. Quindi i nostri clienti, anche se stanno facendo una degustazione straordinaria, che vorrebbero postare in diretta per fare morire d’invidia i loro amici, sono scollegati. Se noi produttori desideriamo essere visti e allargare la rete dei nostri wine lovers perché non mettiamo il Wi-Fi in cantina? Basta un cartello che indica la password per la connessione e magari anche l’hashtag ufficiale dell’azienda per trasformare i partecipanti alla degustazione in moltiplicatori di contatti.
Semplice ma io non ci avevo pensato.
BARBARA SGARZI INSEGNA MOLTO ANCHE A CHI CREDE DI SAPERE QUASI TUTTO
Sull’hastag ufficiale dell’azienda vale la pena riflettere: deve essere uno, sempre ripetuto nei depliant, nel sito, nei biglietti da visita e persino nelle etichette del vino. Anche questo è un consiglio utilissimo che conviene mettere in pratica subito.
Il manuale di Barbara Sgarzi è pieno di indicazioni utili come queste. E’ scritto in modo comprensibile a tutti e aiuta chi ama il vino oppure chi lo produce, a diventare una voce forte e seguita on line