Dalle tavole al turismo: l’alleanza arte-enogastronomia
Passiamo dalle parole ai fatti, dalle tavole al turismo con un’offerta unica in cui prosciutto di Parma, Barolo, Colosseo e spiagge formino un mix imbattibile
Di Donatella Cinelli Colombini
Dalle tavole al turismo, l’idea è quella di usare l’enogastronomia per qualificare e potenziare il turismo italiano.
Siamo il Paese più sano del mondo secondo Bloomberg Global Health Index,
con l’aspettativa di vita più lunga e una minore incidenza di problemi vascolari e mentali. L’effetto di un’alimentazione sana e gustosissima che, proprio per queste sue caratteristiche, attrae anche i turisti. L’ultimo tocco, a una strategia finalizzata a accorciare le distanze fra il campo e la tavola e ridurre la chimica nel processo produttivo, riguarda l’inizio della procedura che renderà obbligatoria l’indicazione dell’origine di grano riso e pasta. Insomma il caso della nave, con 50.000 tonnellate di grano canadese 2016 attraccata a Bari nel giugno scorso, ha finalmente convinto i politici sulla necessità di dire basta a un commercio contrario alla salute dei consumatori e all’economia agricola italiana.
L’Italia è dunque leader nel turismo goloso perché offre alimenti sani, buoni e di grande tradizione. Un business di 26 miliardi Euro cioè 1/3 dei 75 miliardi spesi dai turisti. Il benessere a tavola segna un vero boom con l’11% in più di cibi integrali e il 20% di prodotti alimentari BIO. Questo favorisce i 22.000 agriturismi e le 60mila aziende agricole biologiche. Imprese come la Fattoria del Colle, che portano in tavola le verdure del loro orto, puntano sui prodotti di territorio e offrono alloggio in mezzo a una natura senza pesticidi.
Il I° giugno scorso il Ministro dei Beni culturali e del turismo Dario Franceschini ha firmato un accordo con il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo <<Vacanze tra cibo e cultura con i superfood della nonna>>. Nella stessa occasione Franceschini e il Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina hanno annunciato che il 2018 sarà l’anno del “cibo italiano”. Il piano è quello di rafforzare l’attrattività del Bel Paese creando un maggior legame fra i due maggiori richiami turistici dell’Italia: cultura e enogastronomia.
La paura è che tutto rimanga solo un annuncio. Basta infatti aprire il sito turistico nazionale italia.it per capire che a Roma si dormono sonni tranquilli da molti anni mentre i “cugini d’oltralpe” sono in piena attività rinnovando contenuti e stile di comunicazione. Andate a vedere il sito francese e se volete soffrire aprite anche il portale dedicato, dal governo francese, al turismo del vino.
C’è da chiedersi come faccia il Ministro Franceschini, che in più di un’occasione e anche in mia presenza ha parlato di cibo e vino come di risorse culturali da offrire ai turisti al pari delle cattedrali e dei musei, come faccia a non rendersi conto che le descrizioni dei prodotti alimentari e dei vini presenti nel sito gestito dal suo dicastero non sono turistiche. Basta leggere per capirlo!
Per non parlare di quello che avviene nel nostro principale HUB turistico: Roma. A Roma arriva, in aereo o in treno, la stragrande maggioranza dei visitatori esteri ma poi rimangono bloccati per i disservizi
Alitalia, dai continui scioperi dei mezzi pubblici di trasporto e da una circolazione stradale perennemente congestionata.
Cari Ministri ci vuole qualcosa di più di un annuncio per creare un’offerta turistica capace di ingenerare sviluppo diffuso e posti di lavoro. L’unica industria in cui l’Italia potrebbe primeggiare –il turismo- è una risorsa da coltivare con cura. Già oggi genera direttamente il 6% del PIL ma potrebbe fare molto di più diventando un motore di un’enorme indotto e persino la strada per uscire dalla crisi.
Forza e coraggio, cari Ministri, siete persone capaci e intelligenti fate funzionare la promozione turistica, se ci riescono i francesi dobbiamo riuscirci anche noi!