GLI ESPLORATORI DEL GUSTO E I CIBI SUPER ESCLUSIVI DI MILANO GOLOSA
DALLA NUOVA MODA DEI CIBI RARI, DIVERSI E COSTOSI ALLA NECESSITA’ DI DIVENTARE TUTTI ESPLORATORI DEL GUSTO SCOPRENDO PRELIBATEZZE LOCALI A BUON MERCATO
Di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Parto dal delizioso articolo di Gambero Rosso Today sulle specialità alimentari più buone e straordinarie presenti al Palazzo del Ghiaccio di Milano, durante Milano Golosa, dove esponevano un centinaio di selezionatissimi produttori di food, vino, birra e altre bevande. La chiave di lettura di questo elenco strabiliante è la matrice artigianale e agricola ma con <<proposte che innovano l’identità del cibo italiano lavorando su processi, varietà, sostenibilità, con risultati di assoluto rilievo>>.
I CIBI PIU’ STRAORDINARI DI MILANO GOLOSA
Ed ecco un super riassunto delle prelibatezze segnalate da Gambero Rosso Today dove le descrizioni sono più lunghe e divertenti.
Panettone made in Campania fatto con alghe di mare e burro di Normandia
Cioccolato di Alessio Tessieri che coltiva in Venezuela varietà desuete e poco produttive come il Porcelana. Ancora nel cioccolato Noalya, (Ponsacco PI) proveniente da una finca con 15 contadini. Fattoria Donna Tina a Stigliano (MT) azienda bio che alleva asini per produrre cioccolato con il loro latte.
Follie di Carlo Giusti a Lajatico (PI) che trasferisce sui salumi le esperienze del vino e produce Prosciutto di piccione, la Mortadella di Gallo, il Burro di guanciale e la schiena di Cintale, un suino nato dall’incrocio fra cinta senese e cinghiale.
Grigio del Casentino con la Capaccia di Suino Grigio del Casentino: testa di maiale bollito, lavorata a caldo con scorze di arancia limone, noce moscata e peperoncino.
Vongole Bernardi di Santarcangelo di Romagna (RN) pescatori da quattro generazioni che hanno scoperto il sistema per pastorizzare e surgelare i mitili dell’Adriatico in modo che i clienti li possano cuocere casa come se fossero freschi.
Capobianco, di Manfredonia (FG) che propone pomodori antichi e nuovi ma capaci di resistere ai cambiamenti climatici.
QUALCHE RIFLESSIONE SUI CIBI RARI
Ho sempre guardato con scetticismo le esagerazioni soprattutto quando trasformano una regola etica nello strumento per creare esclusività e lusso. Ad esempio il mio naso si arriccia di fronte a quei capi griffati e carissimi prodotti con lane di animali in estinzione o da piccolissime comunità che vivono in condizioni di povertà estrema e isolamento. E’ vero che per aiutare chi non riesce a sopravvivere perpetuando tradizioni centenarie bisogna creare un mercato per i loro prodotti. E’ vero che questo costa. Ma bisogna impedire che la ricchezza rimanga per sempre nella parte più alta della catena commerciale mentre la specie in estinzione rimane composta da pochissimi capi come il remoto villaggio di chi tesse la loro lana.
Per la stessa ragione ho qualche riserva sulla trasformazione del bisogno di cibi diversi e ricchi di storia, in un lusso per pochi. Non bisogna dimenticare che la ricerca di enogastronomia identitaria alimenta il turismo nelle zone interne dove si preservano piante, animali e ricette storiche. La diversità è un bisogno diffuso che, se ben gestito, contrasta l’omologazione del gusto, preserva le biodiversità e crea sviluppo economico nelle zone interne. Ma il problema è proprio nel “se ben gestito” cioè assente da speculazioni, falsificazioni e anche esagerazioni.
DIVENTARE ESPLORATORI DEL GUSTO, L’AVVENTURA INIZIA VICINO A CASA
Mi sembra che i prodotti citati da Gambero Rosso Today siano stati passati al vaglio e non presentino queste caratteristiche. Anzi vadano proprio nella direzione giusta di un’etica del cibo. Il mio è un discorso generale che vuole spingere tutti a diventare esploratori del gusto. Non bisogna andare in Patagonia per scoprire cibi rari con grandi storytelling. Ogni piccolo paese italiano ha la sua storia gastronomica e c’è ancora chi la conosce e la propone.
Pensate a quanto è emozionante riscoprirli e farli conoscere agli amici. Non ditemi che sono banali perché non sono cari e non sono famosi. Il fatto che non siano una prerogativa dei ricchi non li rede meno rari e emozionanti ma invece spinge tutti a diventare veri esploratori del gusto.